Allarme Anbi: 6mila scuole e 500 ospedali a rischio idrogeologico

Sei milioni di persone abitano in un territorio ad alto rischio idrogeologico e 22 milioni in zone a rischio medio. Inoltre si calcola che 1.260.000 edifici siano a rischio frane e alluvioni: 6.251 sono scuole mentre gli ospedali sono 547

E' un grido d'allarme, una richiesta di attenzione, un tentativo di accendere i riflettori su una emergenza tanto visibile quanto sottovalutata, quello che arriva dall'Anbi, l'Associazione che riunisce i consorzi di bonifica incaricati della messa in sicurezza del suolo, di impianti, infrastrutture, canali irrigui e di scolo, in particolare in relazione alla variabilità dei fenomeni atmosferici.
La fotografia è quella relativa alla vulnerabilità del nostro territorio. E i numeri messi in campo dal presidente Massimo Gargano sono impressionanti. L'allarme, infatti, riguarda ben 6 milioni di italiani che vivono in territorio a rischio idrogeologico. Un'emergenza allargata e purtroppo sempre attuale come l'alluvione di Catania dei giorni scorsi ha dimostrato.
I comuni in pericolo per il dissesto idrogeologico sono ben 6633. Sei milioni di persone abitano in un territorio ad alto rischio idrogeologico e 22 milioni in zone a rischio medio. Inoltre si calcola che 1.260.000 edifici siano a rischio frane e alluvioni: 6.251 sono scuole mentre gli ospedali sono 547. Concentrandosi sugli edifici scolastici, la regione che ha il maggior numero di essere a rischio è la Campania (1017), seguita dall'Emilia Romagna (827), dalla Lombardia (647), dal Piemonte (608), dal Veneto (600) e dalla Toscana (534). Per quanto riguarda gli ospedali chi è messa peggio è l'Emilia Romagna (103), seguita dalla Lombardia (72), dal Piemonte (61), dalla Campania (56), dal Veneto (48) e dalla Toscana (46).
«Di fronte allo strutturarsi di eventi meteorologici estremi, notiamo con preoccupazione lo strutturarsi della cultura dell'emergenza invece che della prevenzione» spiega Gargano, che ha presentato, a Roma, il documento «Proposte per crescita: sicurezza territoriale, alimentare e ambientale» L'azione dei Consorzi di bonifica e di irrigazione copre il 50% del territorio italiano (oltre 17 milioni di ettari, nei quali rientrano tutta la pianura, la maggior parte delle colline e una parte minore della montagna). Realizzano e provvedono alla manutenzione, nonchè all'esercizio di impianti, canali e altre infrastrutture destinate alla tutela del territorio ed all'irrigazione.
«La sicurezza territoriale, alimentare ed ambientale - insiste Gargano - è presupposto indispensabile per la crescita economica di qualsiasi Paese e soprattutto dell'Italia, causa la fragilità del territorio e l'accentuata variabilità climatica». Per quanto riguarda la salvaguardia del territorio, l'Anbi, dal 2010, redige una proposta di Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, elaborata sulla base delle indagini e delle indicazioni effettuate dai Consorzi di bonifica. Il Piano è stato aggiornato nel 2011 e nel 2012 (contempla 2943 interventi per un importo complessivo di 6.812 milioni di euro) ed è in corso di ulteriore modifica. «Nonostante la diffusione di tale proposta - evidenzia il presidente - non vi è stata la considerazione per gli indispensabili provvedimenti attuativi, richiedenti la destinazione di specifiche risorse. Anche gli accordi di Programma Stato-Regioni per la difesa del suolo del 2010 non sono stati finanziati».
L'Italia è un Paese fortemente antropizzato con una densità media, pari a 189 abitanti per chilometro quadrato (in Francia: 114 abitanti; in Spagna: 89), ma con fortissime differenze nella distribuzione territoriale: ai 68 abitanti per chilometro quadrato della Sardegna si contrappongono i 379 abitanti per chilometro quadrato della Lombardia; la Campania arriva a 420 abitanti per chilometro quadrato. La fragilità del territorio, insomma, è aggravata dall'intensa urbanizzazione che agisce come un evidente moltiplicatore di rischio. Ne deriva la necessità di costanti e organiche azioni di manutenzione, volte a garantire l'adeguamento e l'efficienza delle reti di deflusso idraulico. «Se è indispensabile intervenire in caso di emergenza - prosegue Gargano - è altrettanto necessario agire preventivamente attraverso azioni e regole comportamentali, che determinino la riduzione del rischio idrogeologico. Il messaggio è: meno emergenza, più prevenzione.

Bisogna comprendere che la tutela e il risanamento idrogeologico del territorio costituiscono priorità strategiche per garantire, al Paese, quelle condizioni territoriali indispensabili per la ripresa della crescita economica».

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