Allarme a Milano: cani uccisi da polpette al veleno

Tre animali morti, uno salvato. E tanti bocconi letali trovati in pieno centro. Chi odia i cuccioli?

Allarme a Milano: cani uccisi da polpette al veleno

Milano - Oki si è salvato per un pelo. Scorrazzava nell'area adibita ai cani in zona Porta Romana, una bel quartiere di Milano, sotto gli occhi vigili della padrona. È stata lei a insospettirsi quando lo ha visto tornare con un boccone sospetto in bocca: pancetta in mezzo ai cespugli? Il dubbio ha salvato la vita al suo golden retriever. Ma quella pancetta aveva già fatto tre vittime in quello stesso giardino. Tre cani uccisi negli ultimi mesi. E altre «esche» simili cariche di odio scoperte in altri giardini della città. Sempre negli ultimi tempi. Succede nella ricca Milano. Nella metropoli più metropolitana dello Stivale dove i cani sono quasi tutti al guinzaglio e con i cappottini. Dove vengono portati nelle aree a loro dedicate e dove, secondo i dati, il fenomeno dei bocconi avvelenati è ridotto rispetto ad altre zone dell'Italia. Eppure anche qui c'è chi esce da casa con le tasche piene di polpette imbottite di topicida per disseminare i giardinetti e colpire il migliore amico dell'uomo. Le esche sono infatti state trovate anche in altre zone della città. Lontane tra loro: da piazzale Libia a viale San Gimignano, a via Savona fino invia Bisceglie per spingersi fuori fino a Corsico. Alcuni giardinetti sono stati chiusi dai vigili per paura che il fenomeno si ripeta. Intanto restano sempre senza una risposta due domande. La prima: com'è possibile che oggi ci sia ancora qualcuno che nasconde fra i cespugli polpette avvelenate con l'intenzione precisa di volere uccidere delle povere bestiole indifese? La seconda: possibile che nessuno veda mai niente?

Lo conferma anche Lorenzo Croce, presidente dell'associazione Aidaa. «Nonostante la legge dica chiaro che buttare bocconi avvelenati è un reato restano pochissime le persone che vengono individuate». L'ultimo caso è emblematico. Il mese scorso in Valtrompia in provincia di Brescia sono stati avvelenati oltre cento cagnolini in due Comuni, alcuni randagi altri invece con tanto di collare e padrone al seguito. L'Aidaa ha messo una «taglia» di 5000 euro a chi avesse indicato il responsabile. Niente. Nessuno ha parlato. Per fortuna la taglia ha invece funzionato da deterrente e gli avvelenamenti sono cessati, ma denunce non ce ne sono state. Eppure i dati, gli ultimi, parlano di un fenomeno di proporzioni massicce. I cani avvelenati soltanto nell'anno appena finito (il 2013) sono stati 14mila. E di questi, purtroppo il 10 per cento è morto. Un numero enorme che diventa ancora più impressionante se si pensa che riguarda solo i casi segnalati all'Aidaa. Circa 7mila bestiole sono state avvelenate da qualcuno. Hanno mangiato l'esca piena di veleno che qualcuno aveva preparato appositamente per loro con crudeltà scientifica. Mentre un terzo ha ingoiato qualche veleno legato alla derattizzazione dei giardini e dei parchi o sostanze analoghe.

La concentrazione maggiore degli avvelenamenti per mano dell'uomo è in Toscana, Lazio e Veneto dove la polpetta al topicida è utilizzata «per sterminare i branchi dei randagi», spiega ancora Croce. Ben sapendo che con quel gesto si rischiano fino a due anni di galera.

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