I tribunali sono al collasso: lo sfascio della giustizia nei racconti dei lettori

In redazione una valanga di mail di vittime dei magistrati. Berlusconi garantisce: interverremo, coinvolto un esercito di italiani. La Cancellieri assicura: "Nuovo processo penale in un mese"

Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riferisce in Aula
Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riferisce in Aula

Milano - Non sarà facile mettersi d'accordo: perché tra le battaglie contro la «malagiustizia» che ha in mente Silvio Berlusconi e le misure urgenti che il governo Letta si prepara a varare in tema di giustizia la distanza è ampia. Ma il fatto che ieri il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri annunci «entro la fine del mese» il varo di un disegno di legge per la riforma del processo penale è la conferma che quanto accade quotidianamente nei tribunali è una emergenza cui la politica sente l'esigenza di mettere argine.
Per Berlusconi, questa emergenza non è più costituita solo dalle sue vicende personali: il problema vero, dice il Cavaliere, è l'impatto devastante che i tempi e le storture della giustizia hanno sulla vita quotidiana dei cittadini qualunque. Da qui nascono i drammi che le vittime stanno raccontando in questi giorni nelle mail all'indirizzo di posta elettronica malagiustizia@ilgiornale-web.it, e di cui in questa pagina vengono riportati alcuni casi. È a storie come queste che si riferisce Berlusconi quando parla di un «vero e proprio esercito di italiani» vittime di «toghe che non pagano mai, che non rispondono dei propri errori, che sono diventati un potere assoluto», e indica nell'intervento su questo fronte uno dei punti principali dell'agenda di Forza Italia.
Tutt'altro paio di maniche è quanto bolle nella pentola del governo, dove almeno tre diversi percorsi si stanno incrociando e in parte accavallando. Da una parte c'è il decreto svuotacarceri che affronta in questi giorni il voto del Parlamento, con l'opposizione preannunciata di Lega e 5 Stelle. Poi c'è il testo, finora mai reso noto, approvato in novembre dalla commissione ministeriale presieduta da Giovanni Canzio, presidente della Corte d'appello di Milano, con la presenza di docenti universitari e avvocati: si dice proponga una parte di misure «garantiste», in particolare sull'utilizzo della custodia cautelare in carcere nel corso delle indagini preliminari, ma anche provvedimenti tesi a ridurre il numero dei processi, allargando la possibilità di archiviare i fascicoli per «tenuità del fatto». Infine c'è il «pacchetto» che sta preparando la Cancellieri, e che secondo alcuni articoli di stampa riprenderebbe in sostanza il lavoro della commissione Canzio.

In realtà pare che le cose non stiano affatto così: la commissione Canzio non si è mai sognata di proporre l'innalzamento a 75 giorni per semestre della liberazione anticipata, che di fatto dimezzerebbe (con uno sconto di 150 giorni ogni 365) la durata delle pene inflitte dai tribunali, né della possibilità che un giudice possa essere sostituito nel corso di un processo, e nemmeno del trasferimento a un collegio di tre giudici della competenza a valutare, sentendo anche l'indagato, le richieste di custodia avanzate dalle Procure. Ma da chi siano state partorite allora queste proposte, non è chiaro.

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