Stavolta il simbolo del Partito democratico ci sarà, eccome. Nell'aspra campagna per le primarie del 2012, questa fu una delle accuse più volte lanciate contro Matteo Renzi, allora sfidante di Bersani: il sindaco di Firenze aveva scelto una grafica tutta rossa e blu, con il suo nome e l'incitazione «Adesso», e niente logo della «ditta». Mancanza imperdonabile, per la maggioranza bersaniana.
Stavolta però l'ex outsider si sta per prendere proprio quella ditta, e ha dato via libera alle bandiere del Pd, che oggi a Bari circonderanno il podio dal quale Renzi inaugura la sua campagna per le primarie dell'8 dicembre. Quanto ai contenuti, poco filtra alla vigilia, e dal fronte renziano c'è chi preannuncia «sorprese» e messaggi «forti» e chi si premura invece di inviare messaggi rassicuranti verso Palazzo Chigi, da dove il premier scruta con qualche preoccupazione l'ingresso in campo di colui che, una volta preso il timone del Pd, sicuramente farà sentire la sua voce da azionista di riferimento della sua maggioranza. E di certo non farà sconti alle larghe intese. E uno dei temi che Matteo Renzi pare deciso a prendere subito per le corna è quello della riforma del Porcellum, da fare subito e in senso «nettamente bipolarista», mentre invece in Parlamento si sta cincischiando, per ora senza esito, attorno a correzioni molto proporzionaliste. E il «no Porcellum», per l'opinione pubblica filo-Pd, è un tema di sicura presa.
La gara per la segreteria del Partito democratico si è ufficialmente aperta ieri, con il deposito della quattro candidature corredate da relative firme, e Gianni Cuperlo ha tagliato il traguardo per primo, consegnando nel primo pomeriggio al Nazareno le sue sottoscrizioni. A seguire è arrivato Gianni Pittella, poi Pippo Civati. L'ultima candidatura ad arrivare è stata proprio quella del favorito, che da giorni deve tenere a bada le masse di quadri, dirigenti e parlamentari Pd in fila per saltare sul suo carro. Tra loro, altro segnale che viene anch'esso visto con qualche preoccupazione a Palazzo Chigi, molti lettiani.
Un carro che si annuncia come vincitore, quello di Renzi. Ma sarà importante anche come si vincerà, sia nel primo percorso congressuale che è interno agli iscritti, sia soprattutto nelle primarie finali, che saranno aperte a tutti gli aspiranti elettori Pd. E lì una forte investitura popolare, una partecipazione che eguagli e possibilmente superi quel traguardo dei 3 milioni delle precedenti occasioni, è l'obiettivo che i renziani si prefiggono di raggiungere, e che rafforzerebbe il peso e il ruolo del sindaco sulla scena politica e nella dialettica con il governo Letta.
Ma su questo fronte qualche allarme in casa renziana c'è. Il primo a sollevarlo è stato il parlamentare laziale Angelo Rughetti, che ha messo sull'avviso il braccio destro del sindaco, Lorenzo Lotti: «Attenzione alla macchina organizzativa del partito». Una macchina che certo non risponde a Renzi, e che anzi in molti casi ne teme l'arrivo al Nazareno. Il rischio che viene paventato è quello di un «sabotaggio» delle primarie, per «annacquare» la vittoria scontata di Renzi.
Certo, il segretario Epifani ha assicurato al sindaco che «garantirà» l'imparzialità e l'efficienza delle strutture chiamate a far funzionare il complesso motore delle primarie.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.