Un anno dopo l'insediamento del governo di Mario Monti, in parallelo al deterioramento oggettivo della situazione economica dell'Italia e del tenore di vita degli italiani, il bilancio evidenzia la perdita sostanziale della nostra democrazia. Basta considerare il fatto che a sei mesi dalle elezioni nazionali non sappiamo con quale legge si voterà e neppure quali saranno i soggetti politici che vi parteciperanno, ma sappiamo invece chi ci governerà dopo il voto, ossia Monti, nonostante che non si sottoporrà al responso degli italiani. Così come la sua nomina a presidente del Consiglio fu calata dall'alto per volontà del capo dello Stato Napolitano, la riconferma di Monti dopo le prossime elezioni avverrà al di fuori e contro il contesto della democrazia sostanziale. In un'intervista al trimestrale francese Politique Internationale, Monti ammette di essere un'eccezione alla democrazia («l'Italia deve ritrovare un processo democratico normale»), ma anticipa che dopo le elezioni del 2013 «nell'ipotesi in cui fosse impossibile costituire una maggioranza, io sarei là. Se servisse, io continuerei». E tutto lascia presagire che sarà lui a governare l'Italia.
Monti non è un accidente della nostra storia contemporanea ma è l'incarnazione di una strategia deliberata che mira a sottrarre del tutto all'Italia la sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale, per assoggettarla definitivamente a questa Unione europea dei banchieri e dei burocrati e ai poteri finanziari forti di cui è stato ai vertici fin dopo il suo insediamento alla presidenza del Consiglio: Goldman Sachs, Moody's, Gruppo Bilderberg e Commissione Trilaterale. Il suo potere ha coinciso con lo svuotamento delle identità dei partiti che, da un giorno all'altro, hanno accantonato le loro legittime differenze ideali e politiche per sostenere lo stesso governo e la medesima strategia, nonché con l'auto-commissariamento del Parlamento che, dopo essersi ridotto a trasporre in ambito nazionale le risoluzioni europee, è diventato un'appendice dello strapotere del governo e del capo dello Stato.
La missione di Monti è favorire il riciclaggio di una massa di denaro virtuale, frutto della speculazione finanziaria dei titoli derivati, pari a 787mila miliardi di dollari, circa 12 volte il Pil mondiale, consentendo ai poteri finanziari forti di impadronirsi della nostra economia reale, costringendo le nostre imprese a chiudere, svendendo il patrimonio immobiliare pubblico, impoverendo gli italiani al punto da rassegnarsi alla pura sopravvivenza fisica. Questa missione si realizza attribuendo pieni poteri alle banche profondamente inquinate dai titoli derivati, a cui il governo americano dal 2007 al 2011 ha regalato 7.700 miliardi di dollari, mentre l'esborso dell'Ue è stato di 2mila miliardi di dollari.
La riconferma di Monti vede pertanto partecipi questi poteri finanziari che, controllando gran parte dei mezzi di comunicazione di massa, riescono a plagiare la mente dei cittadini, convincendoli che lui è il salvatore della patria. A tale fine si vuole far crescere elettoralmente Beppe Grillo, perché più sarà forte, più i partiti si indeboliranno e saranno pertanto costretti a supplicare in ginocchio Monti di continuare a sacrificarsi tornando al governo per il bene dell'Italia. Qualora questa strategia dovesse prevalere, in Italia non servirà più votare e finirà di fatto la democrazia.
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