No, non capiterà mai più di imbatterci in uno spot (macché spot, allora si chiamavano caroselli) così bello come quello degli abiti Facis, anno di grazia 1975.
Un minuto e 45 secondi di «libidine» pura, anche per merito delle aderentissime tute indossate da fantastici 4 allenatori dell'epoca: Giovan Battista Fabbri, Nereo Rocco, Luisito Suarez e Luìs Vinicio. Tutti e quattro nella stessa réclame, un video in bianco e nero dove i nostri eroi si scambiavano battute seduti a tavola bevendo Lambrusco e mangiando abbacchio, non esattamente Gatorade e barrette Enervit.
Lo sketch si concludeva con il quartetto in posa con impeccabili vestiti Facis; abiti perfetti per «tutte le taglie»: dalla «52 normale extralungo» dell'«alto» Vinicio alla «52 mezzoforte corto» del «piccolo» Fabbri; dalla «48 snello extralungo» del «filiforme» Suarez alla «58 forte extralungo» del «robusto» Rocco. L'eroico quartetto non poteva immaginarlo, ma quel loro tremolante filmato avrebbe rappresentato il padre di tutti i moderni spot con protagonisti diversi mister di nuova generazione. In primis, ovviamente, lui: quel simpaticone di Mourinho che, nonostante pubblicizzi rasoi bilama, non è certo uno che si fa usare e gettare facilmente.
Ma il vero special one dello spot più azzeccato del momento è un vecchietto sempreverde (ma attualmente giallorosso): il boemo de Roma, Zdenek Zeman. Il suo daje! nella pubblicità per una casa automobilistica è tra le cose più divertenti che siano passate negli ultimi tempi in tv. Un successo tanto più inatteso, considerato che Zeman è al suo esordio come testimonial, mica come quel volpone del Trap che ora reclamizza un corso di inglese salutando la sua prof madrelingua con un maccheronico Hallo, profèssoress...
Nuova vita (pubblicitaria) anche per il professor Arrigo Sacchi che, per un canale digitale, si è trasformato in un regista cinematografico che chiama la «sostituzione» di un attore, reo di non baciare con la dovuta passionalità.
Ma attenti a intraprendere la carriera spottiva: non sempre buttarsi in pubblicità porta fortuna ai giovani allenatori. Ne sa qualcosa Ciro Ferrara che, tra un budino al cioccolato e uno alla vaniglia, ha rimediato almeno un paio di esoneri.
Ma c'è pure chi, grazie a un jingle ben fatto, si è rilanciato dopo un periodo di crisi. Clamoroso l'esempio di Dan Peterson che, grazie al suo celebre mmh mmh con le lebbra serrate, è perfino entrato nella storia del lessico «sceneggiato». Una carica espressiva e una forza vocale - quella del grande Dan - in netta contrapposizione alla quasi afonìa di Dino Zoff che nello spot (targato 1983) dell'olio Cuore non apriva bocca, limitandosi a condire un'insalata tristanzuola, oltre che a saltare la mitica staccionata (gesto che però Nino Castelnuovo faceva con maggiore elasticità).
«In questo momento di forte crisi e di assoluta insicurezza - ci spiega Marco Bocconi, consulente pubblicitario per importanti aziende -, i consumatori hanno bisogno di sicurezze, di modelli rassicuranti, in grado di esprimere razionalità e capacità di affrontare le difficoltà. Per tale ragione l'allenatore può rivelarsi il testimonial più adatto ai nostri tempi.
Sul fronte calciatori il più longevo in pubblicità degli ultimi anni è stato Totti, grazie alla sua immagine da «pupone», al suo matrimonio con Ilary, ai figli. E a Roma. Daje!
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