Alpini, festa per la vittoria: battuto anche il terremoto

Alpini, festa per la vittoria: battuto anche il terremoto

L'ultima notte degli alpini è stata dolce. La guerra per una volta è solo nei canti ed ora che non piove nemmeno più anche la cucina da campo di Antonio è pronta: è arrivato dal lago di Garda con centinaia di altre penne nere. Suo nipote non l'ha seguito: lo farà dal prossimo anno ma lui assicura: «Sa già portare la penna nera e sa che il cappello serve anche per bere quando sia ha sete in montagna, quindi prima di parlare, giornalista, brindiamo». Corso Europa è uno dei campi tendati allestiti ai margini della «Primogenita». Piacenza e l'adunata degli Alpini. L'emozione numero 86 pare un appuntamento col destino per gli oltre 400 mila alpini giunti dall'Italia e dal mondo. Si, perché la prima della classe fra le città italiane non poteva non ospitare i primi e più amati fra i nostri soldati. Mario è già ai fornelli da campo di buon mattino: lui la sua guerra continua a combatterla anche così. Nella notte di sabato sono giunti gli ultimi 2500 pullman e 5000 automobili in più gremite in grigio verde. I «veci» però son già quasi in fila. La sfilata inizia alle 9 ma i cuori battono già forte da tempo. Una giornata per raccontarsi o anche solo contarsi tutti. Soprattutto ricordare: si perché per gli alpini c'è sempre una guerra e una missione da onorare. Per questo il primo pensiero di questi «giorni di Piacenza» va all'Emilia ferita dal terremoto: l'impegno degli alpini e della protezione civile è stato grande ma il presidente provinciale Ana Bruno Plucani ha ricordato più volte che c'è ancora molto da fare. Le autorità lo ascoltano anche oggi che l'ordine del giorno recita solo gioia e festa. È vero: il sole, il caldo, la sete e la fame: l'Appenino non è Monte Canino e lo Stradone farnese con Piazza Cavalli sono un fronte di vittoria che cade in 10 ore di ordinato assedio sotto i passi cadenzati dei sette settori del corteo. Apre la Fanfara militare, poi il gonfalone dell'Emilia Romagna. Dopo gli alpini di Zara, Fiume e Pola, ecco le delegazione estere. Fra di loro c'è Gianfranco Chiappo arrivato dalla Colombia con un budget di 4mila euro. Poi risalendo dalle Isole, comincia a sfilare l'Italia. Si va avanti fino al tramonto. Il ministro Mario Mauro trova le parole più affettuose: «Voi alpini siete fra le tradizioni più belle del nostro Paese». Gli fa eco il sindaco di Piacenza Paolo Dosi: «Siete l'Italia migliore, quella di cui abbiamo bisogno». Uno striscione di affetto per i Marò, trattenuti in India e uno di simpatia per Papa Francesco cominciano ad agitarsi fra le fila. E a battere le mani, pensando a fronti lontani è anche Camilla, 7 anni, in piazza per poter salutare in diretta il papà, colonello Carlo Cavalli impegnato ad Herat col battaglione Julia. Gli occhi lucidi son più quelli di chi le sta accanto perché ognuno qui ha la sua storia di lontananza e ricongiungimento. Prendi i marescialli Alessia Righetti e Flavio D'Angelo: 63 anni in due, lei è di Spello, lui piacentino. Ora lui comanda un plotone del II reggimento genio pontieri di Piacenza, lei è a Vipiteno in fanteria. Ma è nel 2008 che entrambi di stanza a Piacenza si «arruolano» l'uno nella vita dell'altra. Il legame con il collega che non c'è più è ancora fortissimo per il maresciallo Luca Barisonzi: ferito gravemente ma sopravvissuto all'attentato di Bala Mughrab dove invece trovò la morte Luca Sanna, da quel giorno del 2011 lui non ha esitato : «Questo è il mio destino e rifarei tutto». Eliseo Zago invece ha 71 anni e ha conservato l'amore per le lunghe distanze: è così che ha percorso a piedi la distanza da San Peretto di Negrar. Premiato dalle autorità si è schernito: «Son 150 km, ma erano pianeggianti». Ha dovuto scegliere il treno Gennaro Caivano: farmacista barese, 90 primavere e poche paure dopo che il destino mescolò le sue corte spostandolo da una destinazione in Russia al fronte greco albanese. I passi di ogni settore sono migliaia di storie che camminano. Succede così dal 1872 quando il corpo di fanteria di montagna fu fondato.

«Sulle nude rocce e sui perenni ghiacciaia, su ogni balza della Alpi ove la provvidenza ci ha posto a baluardo», recita la preghiera dell'alpino. Le campane del Duomo suonano a festa e non sono i rintocchi grevi del Gramolon. I veci con i bocia. Sicuri che anche chi «è andato avanti» su per le montagne del cielo, oggi sorride.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica