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Altra batosta dalla Cassazione: scippo con sconto alla Fininvest 494 milioni

I giudici respingono il ricorso dell'azienda e riducono il maxi risarcimento alla Cir di circa 70 milioni sui 564 già pagati. Le accuse al Cav: "Colpevole di corruzione"

Il giudice Raimondo Mesiano
Il giudice Raimondo Mesiano

Roma - Uno «sconto» di quasi 24 milioni (ma con gli interessi e le rivalutazioni dovrebbero arrivare a 70) sui 564 complessivi del megarisarcimento per il Lodo Mondadori che Fininvest ha già versato a Cir nel luglio 2011: con questo unico ritocco la Cassazione respinge il ricorso del gruppo di Silvio Berlusconi e dei figli contro la holding della famiglia De Benedetti.
E assesta un'altra batosta, finanziariamente pesantissima ma altrettanto nel merito, al leader Pdl e alle sue aziende. Un verdetto «monumentale» di quasi 200 pagine mette la pietra tombale sulla partita aperta 25 anni fa sulla cosiddetta «guerra di Segrate», lo scontro tra il Cavaliere e l'Ingegnere per il controllo di uno dei maggiori gruppi editoriali italiani.
Una sentenza «corrotta», affermano gli ermellini, provocò un «danno ingiusto» alla Cir e la sua valutazione in secondo grado è corretta complessivamente. Per la difesa di Fininvest si tratta di un risarcimento monstre, non giustificato in alcun modo. Ma la Terza sezione civile, nel dispositivo depositato ieri della sentenza d'appello di giugno, conferma il verdetto d'Appello spiegando che può essere accolto, in parte, solo uno dei motivi del ricorso. È il tredicesimo, che denuncia l'eccessiva valutazione delle azioni del gruppo Espresso. Quindi, va detratta dalla somma dovuta alla Cir l'equivalente di 46.552.025.071 lire. Per il resto, «nessuna ipotesi di illegittima overcompensation o di ingiustificato arricchimento», per i supremi giudici. Il risarcimento già liquidato è «corretto e conforme ai possibili criteri di valutazione equitativa del danno».
La Fininvest dovrà anche pagare metà delle spese di giudizio della Cir, cioè oltre 900 mila.
La Cassazione condivide l'impostazione della Corte d'appello di Milano, secondo la quale la corruzione da parte della Fininvest del giudice romano Vittorio Metta ha privato la Cir di De Benedetti «non tanto della chance di una sentenza favorevole (come sostenuto in primo grado dal giudice Raimondo Mesiano, ndr) ma, senz'altro, della sentenza favorevole». In conclusione, scrivono i Supremi giudici, «una Corte incorrotta avrebbe, più probabilmente che non, emesso una sentenza di rigetto dell'impugnazione del lodo». Parole dure come pietre, che arrivano a prevedere il futuro, come sarebbe finita la vicenda, affidandosi al calcolo delle probabilità.
La sentenza riguarda il risarcimento, ma la Cassazione vuole precisare tutti i ruoli dei protagonisti. E ricorda che il processo penale del Lodo Mondadori si è ormai «irrevocabilmente» concluso per il Cavaliere, che è stato prosciolto per prescrizione, ma in sede civile è stata accertata «la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dottor Berlusconi».
I giudici calcano la mano, affermano che lui è stato «indiscusso beneficiario delle trame illecite materialmente attuate da altri sodali».
A partire da Cesare Previti, che «doveva ritenersi organicamente inserito nella struttura aziendale» della Fininvest e «non occasionalmente investito di incarichi legali conseguenti alle incombenze demandategli». E tra queste, c'erano «attività di corruzione di alcuni magistrati, attuate allo scopo di conseguire illeciti vantaggi per l'azienda nella quale Previti svolgeva i suoi compiti e la sua attività» .
La sentenza della Cassazione taglia circa un sesto del patrimonio netto di Fininvest, che in base ai dati del bilancio 2012 dispone di 2.437 milioni di euro, a fronte di 282 milioni di debiti.
Finora, la holding della famiglia Berlusconi ha ritenuto la grossa somma già trasferita a Cir «un trasferimento di liquidità non definitivo», quasi un deposito cauzionale, temporaneo. Ma non è così, adesso è chiaro.


La cifra del maxi risarcimento di Fininvest alla Cir dopo lo sconto e il calcolo di interessi e rivalutazioni

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