"Altre battaglie con Schlein e M5S". Calenda apre all'ammucchiata rossa

Il leader di Azione rilancia l'idea dell'ammucchiata rossa. Ma le divisioni politiche rimangono: dalla guerra in Ucraina al nodo termalorizzatore fino al reddito di cittadinanza

"Altre battaglie con Schlein e M5S". Calenda apre all'ammucchiata rossa
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L’ammucchiata rossa, dopo la battaglia sulsalario minimo legale, è pronta a scendere in campo. Le prove d’intesa tra il massimalismo giallo-rosso, il sindacalismo targato Maurizio Landini e il centrismo firmato Carlo Calenda, a ben vedere, erano iniziate lo scorso 16 marzo. Il teatro dell’accordo metaforico era il Congresso della Cgil. Gli ospiti di eccezione, alla tavola rotonda con Maurizio Landini, erano i leader di Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Azione e Sinistra Italiana. Un’accozzaglia ideologica che, solo nelle ultime settimane, sta tornando particolarmente in voga. Dopo il viaggio agostano a Palazzo Chigi, a braccetto con dem e pentastellati, il leader di Azione torna a parlare di unità: “Con Schlein e M5S? Siamo pronti ad altre battaglie”.

Calenda apre al campo largo

L’armata rossa, come fronte alternativo alle tre anime di centro destra, è un’idea antica e politicamente azzardata. I protagonisti attuali della galassia rossa e, ancora di più, l’affanno politico della sinistra rendono quasi necessario un accordo tra le forze della gauche nostrana. La vittoria di Elly Schlein, leader massimalista alla guida del Pd, e la sua naturale intesa con la politica urlata di Giuseppe Conte e pentastellati, hanno rilanciato questa malsana idea. L’accordio, più o meno pacifico, sul salario minimo legale rappresenta il primo vero punto d’incontro tra i vari leader della minoranza.

“Il salario minimo – auspica Calenda su Repubblica – è il minimo sindacale”. La posizione del leader di Azione è sovrapponibile alle dichiarazioni di Elly Schlein e soci. “È una battaglia di merito – spiega Calenda – ma anche il simbolo del desiderio di un pezzo di Paese di riequilibrare il rapporto tra remunerazione e ricchezza”. Perfino la petizione online, che fa acqua da tutte le parti, viene promossa a pieni voti dal numero uno di Azione:“Le firme sono un modo per mettere pressione sul governo. Arriveremo agilmente sopra il mezzo milioni di firme”. L’accozzaglia rossa è già pronta al debutto: “Troviamo il modo di collaborare. Con Schlein e M5S – assicura Calenda – siamo pronti ad altre battaglie”. “Abbiamo una proposta su Pnrr e Industria 4.0 – aggiunge – su cui si può lavorare insieme”.

La matassa delle alleanze

I temi ci sono e sembrano convergere, l’accordo è pronto a decollare e le varie anime della sinistra vogliono contendere i voti al centro destra. Manca solo il nome? La questione, come spesso accade in politica, è molto più complicata di così. L’Armata Brancaleone in salsa socialista è ancora frammentata al suo interno. I nodi da sciogliere sono tanti, forse troppi.

Dalla politica estera in generale alla guerra in Ucraina in particolare. Dalla svolta green targata Unione europea alla questione, tutta italiana, del termovalorizzatore romano.

Dalle politiche sul lavoro al reddito di cittadinanza grillino. La matassa delle alleanze è un esercizio necessario a una sinistra senza identità e scarna di contenuti. Un esercizio numericamente allettante ma politicamente impossibile.

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