Altro che mazzette, su Alemanno solo bufale

Roma«Sciocchezze». Gianni Alemanno, sindaco di Roma, liquida così le affermazioni di Edoardo d'Incà Levis, l'imprenditore che sarebbe stato l'asse di trasmissione della tangente da 750mila euro pagata dalla Breda Menarinibus per aggiudicarsi la fornitura di 45 bus da utilizzare a Roma e che secondo la sua ricostruzione fornita nel corso di un interrogatorio sarebbero finite per buona parte (600mila euro) alla segretaria di Alemanno. Ma la tempistica della vicenda rende fantascienza il coinvolgimento dell'attuale sindaco. La commissione per la gara di appalto si riunì infatti il 28 aprile 2008, proprio mentre si svolge il ballottaggio da cui Alemanno sarebbe uscito sindaco. «La gara è poi avvenuta nel 2009 ma tutto era stato già previsto e determinato prima di me», ricostruisce Alemanno. Che poi chiarisce: «Comunque il potere di influenza della nostra amministrazione su quella gara era zero».
Insomma, un polverone di probabile ispirazione elettorale, nei giorni in cui il Pd si trova invischiato nella ben più grave vicenda Mps. «Chiunque - constata amaro l'inquilino del Campidoglio - può dire, millantare e fare qualsiasi cosa usando questo o quel nome ma è inaccettabile usare il nome della nostra amministrazione per rimbalzare sui giornali». Anche perché c'è chi ha «chiesto le mie dimissioni senza aver visto le carte. Vorrei evitare di gettare l'amministrazione nella rissa elettorale di questi giorni. Lasciamo lavorare la magistratura».
Alemanno è turbato ma sereno. Non pensa nemmeno a ritirarsi dalle elezioni del prossimo maggio in cui si gioca la riconferma a sindaco della capitale: «Mi ricandiderò e non tornerò indietro per colpa di queste confuse affermazioni da cui i cittadini romani non si faranno influenzare. E comunque bisogna chiedere a questo signore perché ha citato la mia segreteria, perché ora dice questo. Prima si è detto che Mancini (Riccardo, braccio destro di Alemanno indagato e dimessosi tre giorni fa da amministratore delegato dell'Ente Eur, ndr) era stato nominato ad dell'Ente Eur come contropartita per l'intermediazione, poi che aveva preso la tangente, ora si dice che c'entra la mia segreteria e fra un po' verrà fuori che è stata mia madre».
Naturalmente compito della Procura di Roma è verificare l'attendibilità di D'Incà Levis.

«Il mio assistito ha fornito documentazione inconfutabile di ciò che è accaduto e altra ne consegnerà nei prossimi giorni», garantisce il suo avvocato Alessandro Diddi. Sei sono gli indagati nella vicenda (tra questi non c'è Alemanno). La posizione più grave è quella di Roberto Ceraudo, all'epoca dei fatti ad di Breda Menarinibus e attualmente a Regina Coeli.

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