Altro che "novità", questa è solo ignoranza

Qual è il limite? Il buon senso e la cultura. Questo sempre, nella vita. Nell’arte ci vuole qualcosa di più, soprattutto per un artista contemporaneo. È necessaria la cultura: cultura di storia dell’arte contemporanea, conoscenza degli sviluppi e delle tecniche della creatività estetica. Questo perché certa arte sperimentale, quella cioè che ha origine dalle grandi avanguardie artistiche del ’900, si è sbarazzata della categoria del bello. La bellezza, cioè, non è più usata nel giudizio estetico: insomma, affermare che un’opera sia bella o brutta diventa oggi del tutto irrilevante.

Cos’è fondamentale nell’espressione artistica contemporanea? Su cosa si basa il giudizio relativo al fare artistico? Sul nuovo. La novità espressiva è ciò che caratterizza la qualità estetica dell’opera. È un fatto inedito nella storia dell’arte occidentale: mai il nuovo era stato un criterio per stabilire la validità dell’opera d’arte. Si devono sperimentare sempre nuove soluzioni rappresentative, sempre nuove tecniche, sempre nuove modalità creative. Questo è il contesto in cui si muove e si orienta l’artista contemporaneo: la sua bussola è la novità, la sua parola d’ordine è la novità. Ed è anche la sua condanna. Si può spiegare il motivo di tale esigenza estetica? Certo, e questo è un problema di comprensione della nostra contemporaneità. L’arte assimila i principi stessi della scienza. L’educazione estetica tramonta, sorge e domina l’educazione scientifica: la scienza ci dice ciò che è vero e valido, e non l’arte com’era accaduto per centinaia d’anni nella storia della cultura occidentale.

L’artista contemporaneo, i grandi geni dell’arte come Picasso o Kandinskij, come Boccioni o come Mondrian sanno che la loro arte non ha più l’antico ruolo millenario di dire ciò che è vero, ciò che è falso: è la scienza a stabilirlo. Questi geni comprendono che l’arte deve procedere come la scienza: essa non stabilisce che la validità di una legge fisica è tale finché una nuova non arriva e la scalza, rendendo, cioè, inutile la vecchia? Così sarà l’arte. Essa deve sperimentare sempre nuove forme di rappresentazione. Si comprende allora come, sperimentando oggi, sperimentando domani, di nuovo non si trova più nulla,masi frigge e rifrigge sempre la stessa cosa. Oggi questo tipo di arte sperimentale che cerca nella provocazione la novità delle proprie rappresentazioni diventa inevitabilmente ripetitiva, noiosa, stupida... o crudele come nel caso di quel povero cane lasciato morire di fame.

È arte? È innanzitutto ignoranza, che si basa su una provocazione fine a se stessa, né originale né nuova.

Si pensi che già una trentina d’anni fa alla Biennale di Venezia era stato «esposto» un povero ragazzo down (vivo ovviamente). È arte? È innanzitutto dimostrazione della povertà immaginativa e creativa che prende alla gola l’artista incapace di dare una risposta artistica alla vita quotidiana.

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