Politica

Altro che veleni La bufala scagionata dai test all'estero

La Mozzarella di bufala campana dop si prende la sua rivincita. Accostata in maniera geograficamente incongrua alla Terra dei fuochi (che si estende tra il Volturno e i Campi Flegrei, prevalentemente nella provincia di Napoli, mentre le due aree tradizionali di produzione sono il Casertano e il Salernitano), la bianca regina dei latticini mostra la sua fedina penale più che pulita. Niente diossina, niente mercurio, niente arsenico: solo tanto inarrivabile sapore. Con il retrogusto, questo sì amaro, lasciato dall'ennesima dimostrazione di autolesionismo da parte di noi italiani.
A «scagionare» la Mozzarella di bufala campana dop è stata l'operazione trasparenza ideata dall'apposito consorzio di tutela in collaborazione con quattro associazioni dei consumatori. Queste ultime (Federconsumatori, Unione nazionale consumatori, Codici e Adusbef), in base a un protocollo studiato con il consorzio, nelle ultime settimane hanno acquistato separatamente, e in maniera casuale, venti esemplari di mozzarella in varie località italiane e li hanno spediti a uno dei più accreditati laboratori di analisi europeo, il Tüv Sud Elab GmbH di Siegen, in Germania. Ebbene, i tedeschi, in altri campi sempre assai severi con noi italiani, in questo caso ci hanno promosso a pieni voti. Il responsabile di laboratorio, Minka Schleifenbaum, ha redatto venti rapporti, ciascuno per ogni campione, che registrano tutti la completa assenza di qualsiasi sostanza nociva. Tre in particolare sono stati i parametri presi in considerazione: la presenza di Brucella (un batterio); la presenza di metalli pesanti come mercurio, arsenico, cromo, manganese, cadmio e piombo; e la presenza di diossine e furani. Ebbene, tutti i valori sono risultati più che nella norma.
Insomma, la Mozzarella di bufala campana dop è assolta non per mancanza di prove, ma per non aver commesso il fatto. Smentendo l'allarmismo di chi aveva marchiato tutti i prodotti dell'ubertosa Campania Felix come inquinati e velenosi. È vero infatti che la diossina prodotta dai roghi dei rifiuti spesso tossici inquina i terreni ed è estremamente pericoloso perché può introdurre sostanze tossiche nella catena alimentare degli animali da allevamento, ma il consorzio aveva più volte chiarito che gli allevamenti delle bufale da cui è prodotto il latte che si trasforma in una delle meraviglie del made in Italy agroalimentare erano al di sopra di ogni sospetto. Malgrado ciò alcuni Paesi avevano deciso di bloccare anche se solo temporaneamente le importazioni di Mozzarella di bufala campana dop. E anche il mercato interno ha sofferto, anche a causa della disinformazione da parte del cliente medio, incapace di distinguere tra prodotto dop e prodotto non certificato e tra una zona e l'altra della Campania.
Il consorzio stima nel 30 per cento il calo di vendite a ottobre e novembre di Mozzarella di bufala campana dop. Essendo il fatturato annuo di questo prodotto pari a circa 500 milioni, il buco si può quantificare in circa 15 milioni. Che pesano come un macigno su una filiera fondamentale per l'economia campana. «Il danno - spiega Antonio Lucisano, direttore generale del consorzio - ha rischiato di essere mortale per le Pmi associate, molto vulnerabili agli scossoni di mercato. Tante piccole imprese che fanno un colosso: siamo la Fiat della Campania con 15mila addetti e un fatturato annuo che si attesta sui 500 milioni di euro». E ora si riparte. «Sono troppi i mesi di attesa per avere la perimetrazione della Terra dei fuochi, ma garantiamo già ora che né l'acqua né i mangimi per le nostre bufale provengono da quei territori».

Insomma, fate pure a pezzi la mozzarella, ma solo per mangiarla meglio.

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