Altro tragico viaggio di nozze: muore su un taxi in Messico

Sembra la maledizione estiva di questo terribile 2013. Un altro italiano morto all'estero durante il viaggio di nozze. Proprio ieri mentre la salma di Alice Gruppioni, la ragazza morta a Venice Beach, a Los Angeles dopo essere stata travolta da un'auto «impazzita» (undici le persone ferite), arrivava a Bologna, ecco la notizia che un altro nostro connazionale ha perso la vita in un incidente. Lui, Vincenzo Maiello, 30 anni, viaggiava in taxi a Playa del Carmen, insieme con la moglie Aessandra Borrelli, di 28 anni e un'altra coppia di sposi. I due erano convolati a nozze il 26 luglio scorso nella chiesa di Capodimonte a Napoli. Due giorni dopo il matrimonio - come riferisce Il Mattino - la coppia era partita per New York e da domenica si era trasferita in Messico.
L'incidente il giorno dopo, il 5 agosto. Il taxi su cui viaggiava il gruppo si è scontrato frontalmente con un monovolume che procedeva in direzione opposta. Stavano andando a assistere ad uno spettacolo di delfini. Nell'impatto Maiello è morto sul colpo. La moglie è stata ricoverata in ospedale con gravi ferite, riportando traumi e fratture al bacino ed agli arti inferiori. Feriti, non gravemente, gli altri due sposi, molisani, e il conducente del taxi. Alessandra ha saputo solo ieri, dai genitori partiti dall'Italia di essere rimasta vedova. Lei informatrice farmaceutica, lui agente immobiliare, erano fidanzati da circa quattro anni. Lo scorso 26 luglio le nozze: «Erano sereni, felici, commossi fino alle lacrime», racconta una cugina. «Era una coppia di quelle tradizionali - racconta ancora - mai un ritorno all'alba dalla discoteca, solo lavoro, famiglia e progetti. Lo stesso viaggio di nozze era di quelli classici ed è questo che fa ancora più rabbia». Dalle foto che abbiamo visto, Vincenzo aveva la cintura di sicurezza. Quello è un tratto dove i taxi vanno veloci, troppo veloci». I parenti della coppia poi rivolgono un appello alle autorità italiane: «Per favore aiutateci a farla tornare subito e operare qui in Italia. Le strutture sono più adeguate, non vogliamo che subisca danni irreparabili».
Intanto a Pianoro, il paese di Alice Gruppioni, ieri è stata giornata di lutto. Dolore, lacrime e serrande abbassate, Dopo la camera ardente alla Sira Group a Rastignano, lo stabilimento di famiglia dove Alice lavorava con passione da 13 anni, amata e stimata da tutti, il feretro- all'interno di una bara dorata con sopra un cuscino di rose rosse del marito - è arrivato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, gremita di gente anche fuori: a celebrare i funerali, monsignor Paolo Rubbi, lo stesso sacerdote che il 20 luglio scorso aveva unito in matrimonio Alice e Christian Casadei.
Ora la famiglia chiede giustizia. Agli americani. Contro Nathan Campbell, l'uomo che i testimoni dicono aver preso la rincorsa in auto contro la folla che passeggiava sul pontile, sono stati formulati 16 capi d'accusa per assalto con un'arma mortale e 17 capi per azioni da pirata della strada, per aver cercato di fuggire lasciando l'auto a qualche chilometro dal luogo dello schianto. Se sarà riconosciuto colpevole rischia il carcere a vita. «È inspiegabile che una figlia parta per il viaggio di nozze e non poterla riabbracciare più», si dispera la zia di Alice.
Il padre la ricorda così. «L'ho portata venti giorni fa all'altare. Era così felice e bellissima con l'abito bianco, come aveva sempre sognato. Io ero abituato a vederla sempre vestita semplice, addirittura con gli abiti da lavoro in fabbricaSi ungeva con l'olio, le piaceva tanto lavorare, anche sporcandosi le mani. Quel giorno, al suo matrimonio, per la prima volta mi è apparsa diversa.

E le tremava la mano, la sua mano magra, quando l'ho stretta per portarla all'altare. Eravamo sul tappeto rosso. Lunghissimo. 'Guarda, Alicina, che ti guardano', ho scherzato per farle coraggio. Poi l'ho lasciata a Christian...».

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