Amato vicino all'incarico Il Colle: garantisce tutti

Il Pd non assicura un ampio sostegno al dottor Sottile. Il capo dello Stato s'infuria Letta resta in campo fino all'ultimo. In ogni caso si voterà la fiducia entro sabato

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con Giuliano Amato
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con Giuliano Amato

Dunque il Dottor Sottile non è ancora premier, eppure all'università di Pisa già lo contestano. «Presidente, introdurrà la patrimoniale? - gli chiedono - Decreterà un altro prestito forzoso?». Lui, prima di smentire, ci scherza su. «Quanti soldi ha in banca? Mi sembra molto preoccupato». Ma intanto, giura, «dal Quirinale nessuna telefonata». Almeno per ora.
Infatti, prima della scelta finale, Napolitano vuole pensarci bene. Le consultazioni, una girandola d'incontri concentrata in un solo giorno, si trasformano in una maratona faticosa e per certi aspetti pure spiacevole. C'è chi, il Pd, pretende un «governo a bassa intensità politica» e chi invece, come il Cavaliere, parla di «esecutivo forte e duraturo». Chi vuole Amato e chi Letta. C'è chi perde l'aereo, come i valdostani, e costringono il Colle a organizzare un colloquio ai tempi supplementari. E c'è chi è salito solo per provocare, come i grillini, che, nonostante i 768 voti, lo considerano «un presidente di parte» e glielo dicono in faccia. «Vi dimostrerò con gli atti e i comportamenti che non è vero».
L'incontro con il Pdl è cordiale, anche se il presidente ci tiene a chiarire un punto: la squadra di governo sarà oggetto delle trattative tra i partiti. «Io non voglio entrarci - spiega - . Ci mancherebbe che mi impelagassi sui ministeri, viste le difficoltà di trovare un presidente del Consiglio che vada bene a tutti». «Noi - risponde Berlusconi - siamo disposti ad appoggiare qualsiasi governo di larghe intese, sulla base però di nomi ragionevoli». E in quest'elenco non c'è spazio per un Renzi premier: il favorito del Cavaliere resta Amato, ma il Pdl non farà barricate contro Letta. «Benissimo. Troverò io la persona giusta che tuteli tutti».
Con il Pd è più dura, fatica a digerire Amato. Il capo dello Stato chiede «consapevolezza del momento» e «maturità politica», Letta e i due capigruppo Speranza e Zanda insistono sulla «bassa intensità». Altrimenti, dice il vicesegretario, «avremo delle difficoltà a spiegare ai nostri elettori un accordo ampio con Berlusconi», potrebbe addirittura «spaccarsi in due il partito». Napolitano ascolta, annuisce, poi dopo un'ora e mezzo taglia corto: «Problemi vostri, il governo deve nascere. Non vorrete mica prendervi la responsabilità davanti al Paese di aver fatto fallire tutto?». Letta si arrende: «Decidi tu».
Insomma c'è distanza tra il governo stabile di Berlusconi e il «minimo sindacale» del Pd, disposto a cedere sull'alto profilo dei ministri ma non su quello del premier. Da Largo del Nazareno si sono però affidati al presidente, sperando che l'accordo sia visto come un piano di salvezza nazionale e non un patto con il diavolo.

Sfumature che il capo dello Stato vuole cogliere, per evitare al governo litigi prima del varo e una navigazione difficile. Napolitano ha una notte davanti per risolvere la difficile equazione politica: il futuro dell'Italia è grigio, per questo lui pende verso l'«autorevole» e conosciuto all'estero Giuliano Amato.

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