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"Anche le aziende private ora pagano in ritardo"

L'ad di Banca Sistema: «A essere lento non è solo il settore pubblico: fatture tra imprese saldate dopo 95 giorni. Così le società si autofinanziano»

"Anche le aziende private ora pagano in ritardo"

Le aziende che lavorano per lo Stato sono costrette ad attendere anche 180 giorni per vedersi saldato il dovuto dalla mano pubblica e gridano allo scandalo. Ma anche gli imprenditori non brillano in rapidità quando si tratta di staccare un assegno per pagare i fornitori: le fatture difficilmente sono coperte prima di una media di 96 giorni. Parola di Gianluca Garbi, l'ad di Banca Sistema che tratta quotidianamente i crediti vantati dalle aziende con Stato, Comuni e Regioni. «Se è vero che in Italia una società su tre fallisce a causa dei ritardi nei pagamenti, la gran parte di queste si trova al Centro-Nord, dove lo Stato è più efficiente», sottolinea Garbi. In sostanza buona parte del problema è imputabile all'inerzia dei privati.

Perché gli imprenditori si lamentano, ma poi non pagano loro stessi?

«Il primo ostacolo è la consuetudine, su cui si può però intervenire solo con il tempo. Quanto alla cessione dei crediti si tratta di una soluzione efficace se il soggetto finanziatore può porre in essere procedure di incasso forzoso. Il risultato sarebbe un positivo effetto di contenimento dell'intero fenomeno».

Quanto pesa il fatto che il sistema industriale italiano continui ad accusare una cronica carenza di risorse?

«Rimandare i pagamenti è in alcuni casi una forma di autofinanziamento, a cui l'impresa ricorre se non è ben capitalizzata o se manca l'accesso al credito».

Quindi le banche dovrebbero concedere più prestiti?

«Il problema non è solo delle banche. I finanziamenti alle imprese sono bloccati sia per i vincoli patrimoniali imposti dalle norme internazionali sia per le negative ricadute di queste sulla massa di titoli di Stato che gli istituti di credito hanno in pancia. Impieghi che prima erano considerati a rischio zero, sono stati giudicati sempre più pericolosi come conseguenza del rischio Paese. A parità di patrimonio c'è quindi un problema di erogazione».

Qualsiasi azienda incassa una caparra al momento dell'ordine, che potrebbe utilizzare per coprire i propri debiti inevasi?

«In alcuni casi pagare tardi è un vantaggio in altri no. I supermarket per esempio guadagnano sul fatto di avere una cassa immediatamente disponibile e pagamenti a 90-120 giorni, perché il magazzino ha una rotazione velocissima. All'opposto ci sono aziende con un magazzino molto rilevante che deve essere finanziato, a volte rallentando i pagamenti».

Le pmi italiane chiedono perlopiù finanziamenti; non ci sono soluzioni migliori, anche tra le obbligazioni?

«Oggi è molto difficile raccogliere risorse. Gli aumenti di capitale sono possibili solo a sconto, impoverendo gli azionisti storici. Dovevano essere completati prima della crisi, oggi significherebbe di fatto vendere il sistema industriale agli stranieri. Non siamo pronti a un processo di consolidamento internazionale, rischieremmo di trasformare le nostre aziende in prede piuttosto che predatrici».

Qual è allora il modo per sopravvivere alla crisi e accelerare i pagamenti tra imprese?

«Le aziende si dovrebbero accorpare, ottenendo così vantaggi sul lato dei costi e sommando i ricavi. Oggi il fatturato di molte realtà non è più sufficiente neppure a sostenere i costi fissi. Ma è evidente la difficoltà di mettersi al tavolo delle trattative se per esempio una parte della propria attività è sommersa».

E dal lato del pubblico?

«Il fatto saliente è che esistono rilevanti partite di debito interne alla stessa articolazione dello Stato, per esempio tra Comuni e municipalizzate. Il problema non si può risolvere solo con la nuova direttiva; sarebbe opportuno stabilire invece, per esempio che un Comune non può nominare nessun consigliere nelle municipalizzate fino a quando non salda i debiti.

Occorre poi fissare per legge un termine oltre il quale (60-90 giorni) un credito che non sia stato contestato in modo motivato non può più essere messo in discussione. Così ogni somma sarebbe automaticamente esigibile e le banche potrebbero finanziarlo, perché sicuro».

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