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Anche il Milan nel tritacarne dello Stato etico

Il tifoso milanista, con qualche anno di esperienza, è uno che ne ha viste di tutti i colori. Ma non vorrebbe mai trovarsi ora a dover pagare conti di altri

Anche il Milan nel tritacarne dello Stato etico

Il tifoso milanista, con qualche anno di esperienza, è uno che ne ha viste di tutti i colori. Prima dell'arrivo di Silvio Berlusconi del 1986, per esempio, gli sono toccate la fatal Verona del '73; la retrocessione per uno scandalo scommesse del 1980 che oggi farebbe ridere i polli; e quella all'ultimo minuto del campionato '81-82, per un «errore» dell'allora portiere del Napoli. Poi sono arrivate otto finali di Coppa Campioni e 8 scudetti in vent'anni, grazie alla presidenza di Berlusconi. Ora i tempi sono tornati difficili. I cicli sono fatti così. E ci sta. Ma non vorrebbe mai, il tifoso milanista, trovarsi ora a dover pagare conti di altri. O, per essere più chiari, dover necessariamente accettare che la mala parata giudiziaria e poi politica di Berlusconi venga estesa anche al vecchio cuore rossonero. Che c'era prima e ci sarà anche dopo. E che vota tanto a destra quanto a sinistra. Eppure, in questo turno di campionato che il Milan dovrà giocare a porte chiuse per «discriminazione territoriale», c'è qualcosa che fa pensar male, anche a costo di commettere peccato. Secondo l'articolo 11 delle norme federali di comportamento l'origine territoriale, presentata che diventa «discriminazione», è uno dei tipi di offesa dell'avversario che fa scattare le sanzioni, al pari dei motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine etnica. Ma che c'entra il territorio? E qual è il confine del territorio? Vale solo per Nord-Sud? O arriva fino ai singoli quartieri di una grande città? E che senso ha nel Paese dei Campanili? Ma a parte questo fatto che le norme sembrano state scritte da chi non ha mai messo piede in una curva, nello specifico ci troviamo di fronte a cori contro i sostenitori del Napoli, intonati a Torino «alcuni minuti prima della gara, al 6' e al 43' del secondo tempo». Peccato che nessuno li abbia sentiti. Ci saranno sicuramente stati, ma ci sarà una differenza tra un vergognoso «coro territoriale» che attraverso i media si sente in tutto il mondo e un altro che sì e no arriva dall'altra parte dello stadio? Invece no. E sul tifoso milanista piove a dirotto sul bagnato di questo pessimo inizio di campionato. Si vede che non è aria. Come non lo è nemmeno per il suo presidente.

Speriamo almeno che sia solo una beffarda coincidenza.

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