Come andarsene in vacanza (e finire in un mare di guai)

Sole splendido, aria frizzante, bikini da infarto: una giornata perfetta. Con un dettaglio letale: il vicino di ombrellone. E la sua parmigiana

Come andarsene in vacanza (e finire in un mare di guai)

Il problema non è il tipo di spiaggia, roccia o sabbia. Il problema, semmai, è il vicino di ombrellone. D'accordo sulle partenze intelligenti ma sono gli arrivi che possono essere idioti. Metti una mattina, sole di quelli giusti, temperatura idem come sopra, ventilazione inapprezzabile, spettatori mille, ti presenti come un reduce dall'Upim, con infradito, crema protettiva da cinquanta in su, occhiali con lenti rifrangenti, pantaloncino da battaglia navale, eventuale maglietta con o senza animaletto o affine all'altezza del cuore e già sogni un'estate al mare. La spiaggia è lì, un alveare però con tutte le sue apine a posto, la tostatura della pelle del bagnino promette bene, avvisti un due pezzi da infarto immediato, l'aria è, come si dice, salubre, insomma ci sono tutte le premesse per un grande racconto agli amici e ai colleghi di lavoro, al rientro ovviamente.
Ma ecco il colpo di scena, anzi una serie di imprevisti che cambiano la prospettiva. C'è il vicino di Erba e c'è il vicino di spiaggia, roba comunque a rischio continuo, ambiguo. Un breve cenno della testa, direi un buongiorno a pagina 777 del televideo, quindi la giusta posizione della sedia a sdraio o lettino, e poi, improvvisamente, sale, ti avvolge, ti prende al naso, allo stomaco, il profumo, l'odore, il sapore di una parmigiana di melanzane. Spunta una borsa frigo che contiene il ben di Dio, ti eri ripromesso dieta da Alcatraz, supportata dal libro di Dukan ma il pusher è un bastardo dentro e fuori, dunque la trappola è mortale. Vorresti pensare ad altro, c'è quel bikini che non sarebbe male e per il quale la parmigiana di cui sopra rappresenterebbe un autogol, ma al diavolo il regime e Dukan, si procede verso il bar, tempio degli spacciatori di ogni veleno.
Il lido, o stabilimento balneario, ormai è stato trasformato in un centro commerciale, puoi trovare tutto, davvero tutto, tranne quello che stai cercando: giornali, libri, riviste, articoli di profumeria, giocattoli, macchine fotografiche, ricariche per telefoni cellulari, abbigliamento, calzature, sale giochi, reparto farmacia di pronto soccorso. C'era una volta la zona bar con calciobalilla, jukebox e flipper, tutto compreso, stop, il resto era sabbia ed eventuale partita a pallavolo. Adesso è un luna park, un divertimentificio senza limiti, pure lo scivolo gonfiabile, pure la giostra in acqua. Tralascio il pellegrinaggio di ambulanti, la vetrina comprende borse, occhiali, orologi, telefoni, televisori. I pellegrini sono gli eredi generazionali di quelle femminone felliniane che proponevano paste, pizze bomboloni alla crema, cedri canditi, tenuti dentro una vetrinetta su apposita bicicletta portata a mano lungo la battigia. Asl e roba del genere proibiscono la somministrazione di alimenti all'aria aperta, cosa che accade nelle sagre di paese appena fuori il lido stesso, si deve dunque optare tra la paninoteca e il vicino con parmigiana appresso.
Intanto il sole picchia, la temperatura al suolo della sabbia è infernale, le infradito si squagliano, si corre verso l'acqua, finalmente bagno, circondati dal pubblico festante e giocante, sopra e sotto l'onda di schiuma non sempre di origine controllata. Segue doccia che prevede però uso del gettone, vietato lo shampoo, l'Asl ha l'ombra lunga. Giornata piena, fino al tramonto, l'alveare si fa aia, propone reduci stremati dal sole e dalla melanzana, però carichi di monili e gingilli, un vero affare, racconteremo a casa mostrando l'orologio simil daytona. La spiaggia, al calar del sole, ritrova il suo naturale ordine, la sabbia è fresca al tatto, il vicino di ombrellone è scomparso con tutti gli annessi, il cestino di rifiuti è in esaurimento nervoso, il bagnino e i suoi collaboratori precari spazzano il lido, è l'ora della chiusura, giù la saracinesca dell'emporio, sfoltiti i frigoriferi.

Peccato, sarebbe bello trascorrere qui la sera, sentire il profumo del mare e non della parmigiana, fare il bagno di mezzanotte, che sono poi le undici ma fa lo stesso, ascoltare il maestrale, spiaggiarsi come una balena, soli, solitari. A domani, stessa spiaggia, stesso mare. Il vicino? Parliamone.

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