di Da molte parti e da molti anni si predica il rispetto per gli anziani. Il culto della bellezza non può essere inteso come ostilità alla vecchiaia. E una bella donna non concorre con una buona nonna. Non sono incompatibili. Ed è, anzi, inevitabile che la prima si trasformi nella seconda. Da qualche giorno, invece, vedo messo in discussione, come se fosse una condizione degradante, il ruolo del nonno. A quanti anni si diventa nonno? Anche a cinquanta. Anche prima dei cinquant'anni. Ma, oggi, con le tante primipare attempate (ben oltre il tempo tecnicamente indicato: venticinque anni) si pensa a un nonno oltre i settant'anni. Quanti anni ha il presidente Napolitano? Ottantasette. E dunque, da ogni punto di vista, è nelle condizioni e nell'età di essere nonno. È disdicevole? E ha nipotini? E gioca con loro? O può farlo? Non vedo dunque perché, anche in prospettiva dell'imminente scadenza del suo mandato, sia offensivo e indelicato immaginarlo o invitarlo, nel tempo libero, a questo inevitabile e naturale ruolo. È un'offesa perché fa riferimento all'assenza di funzioni pubbliche? Che cosa fa di diverso un presidente emerito? E come si immagina il tempo post-presidenziale di Carlo Azeglio Ciampi? L'offensiva considerazione è stata fatta da Roberta Lombardi, il capogruppo dei Cinque Stelle alla Camera, la quale è giudicata antipatica da molti e sembra al centro di una congiura dei giornalisti che ieri le hanno dedicato addirittura la prima pagina del Corriere della Sera e di Libero per descriverne le gaffes. Aldo Grasso la chiama «cittadina maldestra»; Mario Giordano osserva che «per non perdere duecentocinquanta euro, perde la faccia». Fatico a capire questa ondata di antipatia. A me la Lombardi è sembrata una ragazza intelligente, parla un buon Italiano, è coerente con le sue posizioni, è un po' puntigliosa e pignola, come d'altra parte lo è anche mia cugina Eleonora Cavallini, insigne grecista. Chi non cerca di piacere con ovvietà può sembrare antipatico. Ma rimproverarle di aver osservato la naturale «nonnità» di Napolitano mi pare troppo. Non parliamo delle ridicole critiche alle sue osservazioni persino troppo prudenti su ciò che di buono viene dal Fascismo. Ho dovuto ricordare, senza difficoltà, la legge di tutela dei Beni Culturali, ottima e ancora in vigore, la 1089 del 1° giugno 1939; il Codice Rocco, difettoso solo dove è stato emendato; le personalità di Pirandello, Fermi, Marconi, Gentile, tutti orgogliosamente fascisti e tutti degni di riconoscente memoria; l'Enciclopedia Treccani; la Scuola Normale di Pisa, riformata da Gentile; la E42 e le infinite altre opere d'architettura e d'urbanistica ben oltre i tempi timidamente indicati dalla Lombardi.
Onore e rispetto dunque per la cittadina Lombardi, che dice quello che pensa e conosce l'Italiano e i grandi italiani, ricordandole soltanto che oltre a essere cittadina, come tutti noi, è anche deputata a rappresentarci. E io di lei non mi vergogno, e non mi è neppure antipatica. Non sarò Grasso, ma mi basto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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