Aperta la camera ardente per Teodoro Buontempo

Folla in coda a Roma per l'ultimo saluto al "deputato amico", il fascista amato da tutti

Aperta la camera ardente per Teodoro Buontempo

In coda ore per l’ultimo saluto al deputato Teodoro Buontempo. Dalle prime luci dell’alba in piazza del Campidoglio centinaia, poi migliaia, di persone in attesa di rendere omaggio a un combattente vero. Un “mattatore” che ha lottato fino alla fine contro il peggiore dei mali.

Nella sala della Protomoteca c’erano tutti, o quasi: dai vecchi amici di partito, Francesco Storace in prima fila, agli avversari di sempre come il neo presidente della Regione Nicola Zingaretti. Poi il sindaco Gianni Alemanno, Ignazio Larussa, Renata Polverini, accanto la moglie Marina, i figli Gianni, Michele e Maria. Condoglianze bipartisan sono arrivate alla famiglia: dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli.

Il “deputato amico”, come Buontempo stesso si definiva su uno striscione appeso al balcone del suo ufficio di Ostia, è morto a 67 anni dopo una lunga carriera politica che lo ha portato dall’Abruzzo agli scontri di valle Giulia, nel ’68, quando “la mia casa era una vecchia Fiat 500” raccontava nelle lunghe passeggiate fra il mare di Roma e l’Idroscalo dove venne ucciso Pierpaolo Pasolini. Fra le sue battaglie proprio quella contro la realizzazione del porto di Roma nel luogo stesso dell’omicidio. Incontrare Teodoro Buontempo per la strada non era affatto difficile, il contrario era rincasare a un’ora decente. Si perché ti coinvolgeva in discorsi interminabili, sempre stimolanti, mai retorici.

Girava spesso in bicicletta , un modello da uomo stile “Impero”, con i freni a “bacchetta” e il portapacchi sopra la ruota posteriore. E la gente, per la strada, lo fermava, gli chiedeva conto di questo e quello, si lamentava di qualcuno o di qualcosa. “A onorevole” iniziavamo molti dialoghi con i residenti del XIII Municipio, il suo collegio “io so’ di sinistra ma quelli m’hanno stufato, promettono promettono ma alla fine le cose non cambiano. Ce metteresti tu ‘na buona parola?”. E Buontempo prendeva nota, come un cronista dei vecchi tempi, su un taccuino consunto. Poi tornava, al volante della sua Multipla, e riprendeva il discorso. Magari davanti a una tazza di caffè.

In via Antonio Forni, nella zona più degradata della città, lo conoscevano bene. Fra le case comunali fatte con la sabbia di mare e i lunghi serpentoni dell’ex Iacp Teodoro Buontempo era accolto da tutti. Anche dai rifondaroli convinti, dagli ex dell’Autonomia che a Nuova Ostia hanno militato anni contro i fascisti, Buontempo era rispettato. Aveva carisma da vendere, conquistato sul campo di tutte le borgate romane: da Tor Bella Monaca (storica la foto di un comizio improvvisato sul cestello di una gru) al Laurentino 38, dalle case di paglia della borgata Acilia, alle baracche dell’Idroscalo.

Buontempo c’era sempre. “Quando la tensione si tagliava con il coltello - racconta un poliziotto in pensione - spuntava Buontempo. Si metteva fra noi e i manifestanti e spesso mediava accordi impensabili”. Lo ricordano al Cpo di viale Vega, al quartiere Stella Polare, dove centinaia di paraplegici hanno rischiato di essere buttati in mezzo a una strada. “L’ospedale - ricordano -, l’unico polo specialistico del Centro Sud d’Italia, stava per chiudere. Lui fece di tutto per impedirlo. Interrogazioni su interrogazioni, scioperi, manifestazioni. Era un caterpillar”.

Una delle ultime volte che ho incontrato Buontempo è stata sempre a Ostia, ancora in piazza Anco Marzio, quando i bar vanno lentamente preparandosi per la chiusura. Lui aveva lavorato fino a tardi, io ero con il collega del Corsera Alessandro Fulloni, per un caffè. “Quarto potere” ci chiama da lontano. Mezz’ora tra chiacchiere e gossip politico poi la proposta: “Una birretta al pub?”. Quando entriamo la prima cosa che vediamo è un manifesto gigante di Che Guevara sulla parete di fondo, dietro il barista. Poi gli sguardi di decine di persone puntati addosso, come Sten pronti a fare fuoco.

“Siamo fritti” pensiamo io e Fulloni. Buontempo inspiegabilmente sereno. Ci sediamo, arriva un cameriere con la kefiah. “Che piacere la sua presenza” dice come se avesse visto George Clooney. “Il primo giro lo offriamo noi”

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