Partono dall'Ungheria o dai Paesi vicini. Viaggiano anche per due giorni ammassati in camion dove, se non muoiono, contraggono malattie che spesso in Italia sono già debellate. Li accompagna una certificazione che li spaccia per cuccioli di due o tre mesi di età, mentre invece spesso sono molto più piccoli. Il finale, quasi sempre è amaro: molti degli animali oggetto di questa tratta finiscono col morire pochi giorni dopo essere stati consegnati alla famiglia italiana che li ha acquistati, a caro prezzo, da commercianti senza scrupoli.
Per fermare questo traffico gli animalisti chiedono un intervento drastico: sospendere cautelativamente l'importazione di cuccioli di cane e di gatto dai Paesi dell'est europeo e avviare un'approfondita verifica sull'efficacia dei controlli che dipendono dal ministero della Salute. Lo chiede con una lettera al ministro Renato Balduzzi, il presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente, Michela Vittoria Brambilla. «Non possiamo più tollerare - spiega- che l'Italia sia una meta abituale per questo traffico, un reato che si regge sulla complicità di troppi operatori italiani e che indigna le nostre coscienze. Questi poveri cuccioli arrivano in Italia con un'età inferiore a quella prevista dalla legge, malati o pieni di farmaci per nascondere le malattie contratte durante gli interminabili viaggi». L'unica soluzione è sospendere l'import.
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