Appoggio al premier, alta tensione nel Pdl

I falchi minacciano l’astensionismo, mentre le colombe pretendono misure economiche più incisive

Appoggio al premier, alta tensione nel Pdl

Roma - Il tempo stringe. Il conto al­la rovescia è ormai partito. E calen­dario alla mano l’ultima finestra utile per staccare la spina al gover­no Monti si sta per chiudere. Ergo: il Popolo della libertà non può più rifugiarsi nei penultimatum ma è chiamato a definire una linea chia­ra di fine legislatura. Di fronte a questo imperativo delle scelte la tensione tra le varie anime di Via dell’Umiltà è tornata a salire.Tan­to più che nei prossimi giorni il Consiglio dei ministri sfornerà ta­gli dai cinque agli otto miliardi, a partire dalla sanità.

In pratica una sorta di manovra aggiuntiva che avrà evidenti contraccolpi politici sulle forze che la appoggeranno in Parlamento. La convinzione di Silvio Berlu­sconi è che pensare di far cadere Monti prima del 2013 sia ormai im­possibile. L’ala dei falchi, però, non ha certo le unghie spuntate e continua a far sentire la propria vo­ce. Buona parte degli ex An ma an­che esponenti di primo piano co­me Renato Brunetta riflettono su come prendere le distanze dal­l’esecutivo e dissociarsi da una strategia economica che non con­vince.

L’ipotesi più gettonata è quella di una robusta astensione sui provvedimenti considerati non digeribili. Posizione questa tutt’altro che gradita all’ala filo­montiana, stanca di distinguo considerati controproducenti dal punto di vista della chiarezza del­la linea e della capacità di genera­re consenso. In questo senso, tra le colombe sotto traccia si ritorna a ragionare sulla possibilità di un governo di larga coalizione anche nel 2013. Una possibilità che Gian­franco Rotondi mette nero su bianco in una dichiarazione. «Ber­sani, Alfano e Casini dovrebbero fare una corsa a tre punte. Chi prende un voto in più forma il go­verno con gli altri due». Al di là delle schermaglie inter­ne, la condotta politica del prossi­mo mese sarà fon­data sulla neces­sità di incidere in maniera concre­ta sui provvedimenti - tredici de­creti da domani fino a fine luglio, tra cui fiscal compact e spending re­view- che verranno portati in aula dall’esecutivo. Osvaldo Napoli, ad esempio, fa capire che la piatta­forma di tagli sui cui si sta ragio­nando è di cabotaggio troppo limi­tato. «Non è incoraggiante, lo dico senza polemica, quando il sottose­gretario Catricalà osserva che se si riesce a tagliare la spesa di 4,2 mi­liardi pe­r il 2012 si potrà fare a me­no dell’aumento dell’Iva di 2 pun­ti percentuali. È un ragionamento che ci riporta alla precarietà di ma­novre passate.

Mi aspetto che il go­verno sappia allora tagliare per una cifra ben superiore e rendere strutturali e permanenti quei tagli di spesa al punto da prevedere non il mancato aumento dell’Iva ma una sua riduzione o, meglio sa­rebbe, una riduzione delle tasse sui redditi». Un invito ad alzare il tiro e a promuovere politiche più ambiziose che viene fatto proprio anche da Maurizio Gasparri. «Ab­biamo fatto bene in queste setti­mane a sollecitare un atteggia­mento più deciso del governo nel negoziato europeo. La Germania ha agito con troppa arroganza e ora ha dovuto prendere atto della necessità di cambiamenti. Ci au­guriamo che la risposta dei merca­ti sia positiva e la speculazione possa essere stroncata, ma sareb­be un errore s­ia cedere al trionfali­smo sia boicottare un percorso an­cora lungo e difficile. Il Pdl, lo dire­mo martedì in Senato al presiden­te Monti, ha fatto la propria parte.

Continueremo a parlare il linguag­gio della lealtà e porremo in pri­mo piano la necessità dell’aggres­sione al debito pubblico, il vero macigno che incombe sull’Italia. Serve ancora impegno per avere certezze».

Un atteggiamento di so­stegno «dialettico» riassunto così da Simona Vicari: «Assicureremo il nostro appoggio fino a quando arriveranno risultati. Se l’azione del governo non fosse in linea con l’interesse nazionale,non esitere­mo un minuto a staccare la spi­na ».

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