Arriva l'ok del Cav: ma il governo nasce con numeri risicati

Silvio e Matteo restano soli 5 minuti: opposizione responsabile. "Berlusconi presidente" nel simbolo di Forza Italia alle Europee

Arriva l'ok del Cav: ma il governo nasce con numeri risicati

Roma - Quasi un'ora e mezzo di faccia a faccia il cui passaggio decisivo resteranno quei cinque, interminabili minuti in cui Silvio Berlusconi e Matteo Renzi restano da soli. A un certo punto, infatti, Renato Brunetta e Paolo Romani da una parte, Graziano Delrio e Lorenzo Guerini dall'altra, vengono invitati ad accomodarsi fuori dalla Sala del Cavaliere di Montecitorio, dove da martedì il premier incaricato tiene le consultazioni. E cosa davvero si dicano i due - al di là di supposizioni, retroscena e confidenze dei diretti interessati – resterà un mistero. C'è chi ipotizza che il segretario del Pd gli abbia di fatto snocciolato la lista dei futuri ministri, chi teorizza che il leader di Forza Italia abbia chiesto lumi su chi sarà il prossimo Guardasigilli e chi suppone che invece Berlusconi e Renzi si siano limitati a stringere un patto per blindare l'esecutivo almeno fino a dopo la fine del semestre europeo e intanto portare a casa la nuova legge elettorale come da accordi già presi. Non è un caso, infatti, che i più allarmati dai cinque minuti di cheek to cheek tra il sindaco di Firenze e il Cavaliere siano proprio quelli del Ncd, preoccupati che i due stiano sostanzialmente giocando di sponda per metterli all'angolo. Che tra Renzi e Alfano non corra buon sangue non è infatti una novità e sono in molti a pensare che la trattativa in corso ora tra il premier incaricato e il Ncd non sia che un primo step o, per dirla con le parole della Santanché, «solo il primo tempo». Perché anche se il vicepremier uscente riuscirà a portare a casa i quattro ministri chiesti (oppure tre più la poltrona di vicepremier) pare che Renzi gli abbia già dato appuntamento a fine maggio per un'eventuale correzione degli equilibri. Alla luce, ovviamente, del risultato delle Europee che potrebbe vedere il Ncd sotto la fatidica soglia del 4% (sarebbero al 3,6%, ha detto Berlusconi ieri durante il pranzo con alcuni eurodeputati cui era presente anche Giovanni Toti).

Detto questo, l'incontro con Renzi pare essere andato nel migliore dei modi. È un ragazzo intelligente, furbo, un affabulatore. Gli ho consigliato – ha confidato poi in privato – di scegliersi un ministro dell'Economia di sua fiducia, di andare in Europa a battere i pugni e di stare attento ad una maggioranza che è troppo risicata. Il futuro esecutivo, insomma, parte già appeso a pochi voti di maggioranza e peraltro spalmati su una serie di partitini. Quindi, anche la disponibilità di Forza Italia - confermata da Berlusconi davanti alle telecamere al termine dell'incontro – di sostenere il governo su tutti quei provvedimenti condivisibili potrebbe non bastare. Non è un caso che il Cavaliere continui a pensare che alla fine Renzi non durerà più di un anno e che nel 2015 si tornerà alle urne. Anche per questo insiste sulla riforma della legge elettorale secondo lo schema dell'Italicum. Renzi gli avrebbe dato garanzie, anche se non esiste esponente del Ncd che non sostenga con convinzione che il premier incaricato avrebbe rassicurato anche Alfano sul fatto che la riforma passerà alla Camera ma si arenerà poi al Senato. Tutto, insomma, sta a capire dove sta la verità. Capitolo a parte, invece, quello del Ppe. Oggi, infatti, i legali di Berlusconi dovrebbero presentare richiesta di nulla osta per l'espatrio per partecipare al vertice del Partito Popolare che si terrà a Dublino a inizio marzo.

Il Cavaliere sa che probabilmente sarà respinta e confida possa avere ragione Ghedini quando ipotizza che l'autorizzazione non sia necessaria. Di certo, però, in Europa il leader di Forza Italia ci sarà a fine maggio visto che la scritta «Berlusconi presidente» sarà nel simbolo di Forza Italia.

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