Arriva il Prof, scoppia la guerriglia a Bologna

Centri sociali e collettivi scatenano tafferugli in centro: dodici agenti feriti

Arriva il Prof, scoppia la guerriglia a Bologna

Lui evoca «spiragli di uscita dalla crisi in tempi ragionevoli». Gli altri si prendono a manganellate. Lui, al teatro Arena del Sole di Bologna, in mezzo a Ezio Mauro e Eugenio Scalfari, si impegna a fare «una ricognizione sugli esodati» mentre fuori se le danno di santa ragione. La platea segue l’intervista in silenzio. L’unico rumore che si sente in sala è quello dell’elicottero della polizia che sorvola la zona. Fuori c’è una guerriglia. Il premier Mario Monti, ieri, è stato accerchiato: la mattina a Milano da una trentina di militanti di Casa Pound, il pomeriggio a Bologna. Il suo arrivo alla Repubblica delle idee mette in subbuglio la città. Polizia e carabinieri in tenuta antisommossa creano un cordone di sicurezza nel quadrilatero attorno al teatro. Ma non basta.

In via Indipendenza e piazza Nettuno un centinaio di attivisti del centro sociale «Tpo» espongono lo striscione: «Contro la democrazia dello spread, Monti dimettiti». Un manifestante gira con un cartello: «Ti sMontiamo». E ancora: «Monti ti odio», «La crisi siete voi, la soluzione siamo noi», «Loro le forbici, noi il sasso». Ad aprire le danze un paio di petardi. «Se c’è una zona rossa noi la violiamo», urlano i megafoni. Un camion spara musica a tutto volume e ai centri sociali si aggiungono collettivi autonomi universitari e un misto di sigle antagoniste. Sventolano le immancabili bandiere con falce e martello e No Tav. Il centro storico di Bologna è diventato con Monti la «zona rossa». «Raggiungeremo il teatro», gridano al megafono i dissidenti con in faccia le maschere di Lupin e in testa i cachi da lavoro.

Volano uova, bastoni, bottiglie di vetro e petardi su poliziotti e giornalisti. Parte la prima carica. I giovani dei centri sociali tentano di sfondare il cordone di sicurezza con grandi scudi di polistirolo pressato. Manganellate. Si vede sfilare con il «Tpo» anche il capogruppo della Fds nel consiglio regionale dell’Emilia, Roberto Sconciaforni. Seconda carica. Dieci poliziotti e due carabinieri rimangono feriti, ma nulla di grave. Altra carica. Intanto il corteo si spezzetta in piccoli gruppi che cercano di aggirare la zona blindata.

Mentre Monti, in sala, sta dicendo che «la crescita non si fa con i soldi del bilancio pubblico», fuori i disobbedienti imbrattano con secchiate e palloncini pieni di vernice rossa il muro della sede della Deutsche Bank. Mentre Monti dice che «ce la stiamo facendo da soli», i collettivi scarabocchiano la vetrina della banca Carige e imbrattano il totem dell’iniziativa di Repubblica. Meno male che è già domenica.

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