Articolo 18, Monti cede al Pd (e salva il posto a Bersani): nel ddl rispunta il reintegro

Il testo al Colle: svolta storica o compromesso al ribasso? Il Pd esulta, ma resta l'incognita Cgil. Banche e imprese protestano per i reintegri. Il testo

Articolo 18, Monti cede al Pd (e salva il posto a Bersani): nel ddl rispunta il reintegro

Adesso che il governo ha fatto la sua parte, toccherà al parlamento valutare la riforma del mercato del lavoro che il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro del Welfare Elsa Fornero hanno portato al Quirinale. "Ci impegniamo perché l'approvazione sia tempestiva", ha commentato il premier al termine del vertice di ieri sera a Palazzo Giustiniani con i leader della maggioranza che sostiene il governo. In realtà la replica delle banche e delle imprese è stata tutt'altro che favorevole: "È meglio nulla che una cattiva riforma". Dall'Abi, alla Confindustria, infatti, le modifiche ipotizzate da Monti sono state definite "inaccettabili". Il malumore, però, non monta soltanto tra le parti sociali, ma anche in parlamento dove la riforma si appresta ad arrivare.

Presentando il testo che oggi ha portato al Quirinale, Monti ha parlato di una riforma fatta "in una prospettiva di crescita" e che rappresenta una svolta storica per l’Italia. Secondo il presidente del Consiglio, infatti, il mercato del lavoro italiano ha un "dualismo perverso" con una parte dei lavoratori che hanno tutte le protezioni e un’altra parte senza alcuna protezione. Proprio per questo si è fatto sempre più stringente arrivare a una "riforma che liberi energia e distribuisca equamente il peso della flessibilità" con obiettivi di efficienza e equità. "C'è rispetto per tutti i lavoratori ma devo ricordare che il governo lavora per l’interesse generale del paese in una prospettiva di lungo periodo", ha spiegato Monti ribadendo che l’obiettivo è quello di superare l’emergenza dare lavoro e prospettiva ai giovani. In realtà, seppur il governo sia convinto di aver raggiunto un "punto di equilibrio", Monti sa molto bene che restano anche diversi aspetti di contrasto.

Secondo la Fornero, la riforma rappresenta "un guadagno netto per la collettività" perché punta a garantire più occupazione e più partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto per le donne (il ddl elimina, infatti, la "barbarie" delle dimissioni in bianco). Il ministro del Welfare ha spiegato che il testo trasmesso al capo dello Stato Giorgio Napolitano è stato suddiviso in tre parti: ammortizzatori sociali (verranno stanziati 1,8 miliardi di euro) tutele in costanza di rapporto di lavoro (cassa integrazione) e interventi a favore degli anziani e ad incentivare l'occupazione. Come già annunciato dal governo, la bozza del ddl non contiene la delega sugli statali che verrà inserita in seguito. Il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi ha, infatti, richiesto un periodo di confronto coi sindacati prima di inserirla al posto dell’attuale articolo 2 del testo.

Entrando nei contenuti del disegno di legge, la Fornero ha spiegato che l'obiettivo è fare del "contratto stabile la forma di contratto dominante". "Vorremmo che nel giro di poco tempo la modalità tipica in cui si è occupati in questo Paese, sia quello di lavoro a tempo indeterminato - ha continuato la titolare del Welfare - questo contratto comincia con una fase che è chiamata apprendistato". La Fornero è, infatti, convinta che negli anni passati la flessibilità è stata impiegata male in mercato in cui si contrappongono protetti ed esclusi. La parte della riforma che riguarda l'articolo 18, che la Fornero definisce "equilibrata", regola i tirocini formativi, le politiche attive per i servizi del lavoro, sulle quali le Regioni hanno un competenza esclusiva o concorrente, e l'apprendimento permanente. Secondo il ministro, "tutte le economie a basso tasso di disoccupazione strutturale hanno flussi di entrata e uscita dal mercato del lavoro molto più elevati". Proprio per questo il ddl prevede che in caso di manifesta insussitenza per motivo economico il giudice possa decidere il reintegro. In caso di licenziamento illegittimo il giudice potrà infatti decidere la reintegrazione nel posto di lavoro o un indennizzo che varia tra le 12 e le 24 mensilità (e non più 15-27 mensilità, come era previsto all'inizio). In tutti gli altri casi, invece, varrà l’indennizzo.

Anche il presidente della Bce Mario Draghi continua a ribadirlo: "La flessibilità sul lavoro è concentrata sulla parte più giovane della popolazione, va distribuita più equamente". La riforma del mercato del lavoro resta, infatti, centrale nel rilancio economico del Paese. Tuttavia, l'accordo raggiunto ieri sera tra Monti e l'ABC della maggioranza parlamentare che lo sostiene rischia di essere un compromesso. Al ribasso, però. Dopo tre ore di vertice, infatti, si è deciso di sterilizzare il licenziamento per motivi economici e reintrodurre flessibilità per le assunzioni in entrata. I dati sulla disoccupazione pubblicati ieri fanno pensare che, entro la fine dell'anno, si potrebbe superare la soglia del 10%. E questo con l’attuale sistema di mercato del lavoro (articolo 18 incluso). Conseguenza stretta di una legge che è difesa a spada tratta dalla Cgil e, in misura minore, dal Partito democratico.

Mentre la Cisl e la Uil danno il proprio benestare alle modifiche introdotte dal governo, dalle imprese e dalle banche arriva un secco stop. Le modifiche raggiunte ieri sera sono state - appunto - bollate - come "inaccettabili".

Nel mirino della Confindustria e dell'Abi c'è, in particolar modo, la diversa disciplina per i licenziamenti di natura economica e quella che va complessivamente configurandosi per i contratti a termine, specie per quelli aventi carattere stagionale. Una polemica che non trova affatto d'accordo la Fornero: "Se le imprese ritenevano che l'articolo 18 dello Statuto potesse essere un alibi per non investire ora questo alibi è stato tolto".

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