Politica

Aspettando Squinzi

Si parla di quella del lavoro, ma la vera riforma che si chiede è quella del sindacato. Anzi, dei sindacati, quelli dei lavoratori (Cgil, Cisl, Uil) e quello dei padroni (Confindustria)

Aspettando Squinzi

Si parla di quella del lavoro, ma la vera riforma che si chiede è quella del sindacato. Anzi, dei sindacati, quelli dei lavoratori (Cgil, Cisl, Uil) e quello dei padroni (Confindustria). Senza questa, qualsiasi altra riforma sarebbe, oltre che difficilmente raggiungibile, monca perché frutto di compromessi ideologici, di antiche ruggini e rivalse, di difesa della casta più che dei rappresentati della casta stessa. Proprio in queste ore sta emergendo con chiarezza quanto ormai sindacati e Confindustria siano due carrozzoni fuori dal tempo, tanto lenti e appesantiti da essere superati pure dalla terza casta dello Stato, quella della politica, che in confronto appare più responsabile e disponibile, sia pure perché costretta dai fatti a iniziare un percorso di autoriforma.

La Camusso, Landini e soci possono anche resistere a Monti, ma non alla storia, rispetto alla quale hanno accumulato un pesante ritardo. Va difeso, questo sì fino alla morte, il lavoratore, non il posto di lavoro. E l’unica via possibile è quella di renderlo un soggetto libero dentro il libero mercato, spinto e incentivato a cercare opportunità invece che ancorato come un peso morto ad aziende decotte destinate a sicura fine. Così come Confindustria deve smettere il piagnisteo continuo sul mondo cattivo, i governi incapaci, la congiuntura sfavorevole. Una sola battaglia, ma vera, dura e senza sconti: meno tasse per le aziende, cuneo fiscale più stretto per i lavoratori. Meno convegni e più palle, dovrebbe essere il programma del prossimo presidente che sarà eletto domani in sostituzione della Marcegaglia giunta, per fortuna, a fine corsa. In corsa ci sono due numeri uno dell’imprenditoria italiana: Giorgio Squinzi (patron del gruppo Mapei) e Alberto Bombassei (gruppo Brembo). È la prima volta, dopo tempo immemore, che si arriva all’atto finale dell’elezione senza accordo e quindi con uno scontro vero. Buon segno, significa che anche dentro l’ovattato mondo confindustriale si sono stufati di pagare quote associative da capogiro in cambio di poco o niente. I pronostici danno in vantaggio Squinzi. Noi ci auguriamo che non sbaglino. Ci sembra l’uomo giusto al momento giusto. È amico della Marcegaglia, e questo lo rende umano, è la prova che anche lui non è perfetto. Oggi non serve perfezione ma decisione.

E dopo la doppietta Montezemolo-donna Emma, uno di Cisano Bergamasco è quello che serve alla categoria e al Paese.

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