Aspettava la padrona morta Il cane ucciso dalla fedeltà

A Tommy avevano concesso di seguire il funerale e lui, da mesi, tornava in chiesa a cercare la donna. Poi il dolore l'ha stroncato

Aspettava la padrona morta Il cane ucciso dalla fedeltà

Nikos Dimou, forse il più grande poeta greco contemporaneo, in una delle sue poesie («Dopo») sui gatti che abbiamo avuto e che se ne sono andati per sempre, scrive: «Se c'è Dio e se è Bontà infinita, a ciascuno di loro appresterà il proprio Paradiso». Ed è lì dove è approdato anche Ciccio-Tommy, il meticcio simil pastore tedesco che ha provocato stupore e commozione in una larga fascia di cittadini italiani per la sua abitudine di attendere, tutti i giorni, il ritorno della sua amata padrona.

La storia di Tommy si svolge nel tormentato Mezzogiorno d'Italia, troppo spesso nei titoli dei media, per il racconto di atroci maltrattamenti perpetrati ai danni degli animali. Questa volta, invece, esce prepotente il grande cuore di tanti cittadini che trovano le loro radici proprio in quel sud troppo spesso denigrato o deriso, senza tenere conto di una storia millenaria tormentata e di condizioni sociali legate a un territorio aspro e difficile, oltre che a dominazioni dure e oppressive. Siamo nel brindisino, piena Puglia, dove una donna di soli 57 muore per cause naturali nel mese di novembre.
Maria ha dedicato buona parte della sua vita ad aiutare i cani randagi e ultimamente si era occupata di Tommy, un meticcio di pastore tedesco di circa tredici anni, da lei adottato.

Da quando era morta la sua padrona, Tommy andava in chiesa ogni giorno e assisteva alle funzioni, accolto da sacerdoti e fedeli, aspettando il ritorno della donna. «Tommy - raccontava qualche tempo fa don Antonio de Marco, vice parroco della chiesa di Santa Maria degli Angeli di San Donaci - si accoda a tutti i cortei funebri. Noi gli consentiamo di entrare, specie quando piove e fa freddo. Sarebbe bello se qualcuno lo adottasse.
È un meticcione molto simile a un pastore tedesco - aggiunge il sacerdote - che quasi quotidianamente si reca in parrocchia ormai da due mesi».
In effetti, tutti hanno notato che Tommy, quasi tutti i giorni, si reca presso la chiesa frequentata dalla sua padrona, proprio quella dove gli è stato permesso di assistere al suo funerale. E questo è un fatto straordinario che merita di essere sottolineato.
La presenza di cani in chiesa, infatti, non è notoriamente gradita, anzi, di solito vengono cacciati a calci e dobbiamo alla benevolenza e alla larghezza di vedute di questi sacerdoti il fatto di accogliere, seppure eccezionalmente, un cane nella casa che è del Signore, ma anche di quel S. Francesco che non ha avuto remore nell'impiegare parte della sua missione terrena a lenire i tormenti degli animali, parlando ai lupi come agli uccelli.
Nelle scorse settimane il cane era stato al centro di qualche polemica perché non era chiaro dove dovesse essere accasato. La stessa amministrazione di San Donaci ne avrebbe desiderato la proprietà.

Poi, Tommy è stato affidato a Sebastian Mapelli, il figlio di Maria, quando però già cominciava a mostrare i segni delle numerose malattie di cui era affetto. Pochi giorni fa si è reso necessario il ricovero in clinica per l'aggravarsi delle sue patologie e i veterinari si sono accorti che la sua situazione era molto grave. Nonostante ogni sforzo fatto per salvarlo, Tommy è morto l'altro ieri, tra il conforto e la commozione del personale sanitario, nella clinica di Fasano dove era stato ricoverato.


Qualcuno dice che Tommy aveva voglia di raggiungere la sua padrona ed è morto di crepacuore. Forse è esagerato ma le parole di Nikos Dimou meritano una riflessione sulla capacità di sentire di questi «fratelli minori».

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