"Assassino", "a morte": Facebook lincia il mostro

L'ira del popolo web. Sulla pagina di Cristina c'è chi invoca la pena capitale. Fiori e candele per le vittime

"Assassino", "a morte": Facebook lincia il mostro

Milano Sulla pagina Facebook di lei, Cristina Omes, campeggia un mazzo di fiori rossi e un messaggio di dolore: «Che possiate riposare in pace dolci angeli Cristina, Giulia e Gabriele». Sulla pagina Fb del marito-assassino Carlo Lissi invece resta inchiodato un sereno passato che ora gela il sangue: «Tanti auguri alla mia piccola stellina che compie quattro anni», scriveva il padre che ha sgozzato i figli.

Non solo la disperazione degli amici e neppure dolci i ricordi di una vita familiare da «Mulino Bianco». La strage compiuta dal tranquillo impiegato reo-confesso, tutto casa-lavoro-partita, ha scatenato l'ira del web; degli amici ma anche di chi semplicemente li incrociava nel traffico infinito del social network. E i messaggi di sempre, si sono trasformati in un'onda nera di rabbia per l'uomo che ha massacrato la moglie e i suoi angioletti, e che ora per espiare chiede il massimo della pena.

C'è chi lo definisce uno «sporco assassino», altri una «schifezza», altri una «me...». I più moderati non «capiscono» «come si fa a uccidere una parte di te». C'è chi non va per il sottile: «Animale ti farei morire poco alla volta... peccato che in Italia non ci sia la pena di morte per bestie come te». «Vuoi il massimo della pena bastardo? Ti auguro morte eterna!!! Neanche la morte terrena dopo una vita a marcire in carcere basterà ad espiare le tue colpe». E avanti così, decine e decine di messaggi.

Parole come pietre per una tragedia di follia che nessuno comprende. Una «donna così dolce», qualcuno scrive. E sul suo Fb gli amici sostituiscono la loro foto con l'immagine di una candela bianca. E tra i messaggi di lei più condivisi ce ne è uno di dieci giorni fa: «Anche se nella vita tu ci sei per tutti non è detto che tutti ci siamo per te». E ancora.

Tra i post più rilanciati una foto che la vittima aveva caricato a maggio, accompagnata da un «non trattarla male, mai. Potrebbe starci male e poi sentirsi ferita. E credici quando una donna è stata ferita, cambia». Pensieri di tristezza, uno sfogo, una richiesta di attenzione. Chissà, qualcosa era successo.

Al di là del muro del «Mulino Bianco» forse non erano solo giorni felici o di normalità, e lei tra le righe dava i primi messaggi. Chissà. E domenica la tragedia. «Sei un assassino immondo», tuonano gli «amici» del web. Che ora per sfogare la loro rabbia linciano virtualmente l'uomo che molto poco virtualmente ha «rimosso» la sua famiglia.

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