Attacco a Giulia Ichino, il web attacca Bersani: "È solo invidia sociale"

La sparata contro la figlia di Ichino rientra nella campagna d'odio della sinistra: chi ha successo nella vita è visto con sospetto

Attacco a Giulia Ichino, il web attacca Bersani: "È solo invidia sociale"

Il Partito democratico mette all'indice Giulia Ichino. Il Partito democratico le rinfaccia di essere stata assunta dalla Mondadori, dodici anni or sono. Il Partito democratico la accusa di aver un posto fisso solo grazie al suo cognome, solo grazie al padre. Lo stesso odio che incita la sinistra a impugnare i forconi contro i super ricchi, a quali Nichi Vendola augura di finire all'inferno, ha spinto ieri la precaria Chiara Di Domenico ad attaccare la figlia dell'ex deputato piddì, ora passato al fianco di Mario Monti. Un attacco che, nelle ultime ore, è divenuto un vero e proprio boomerang per lo stesso Pier Luigi Bersani.

Su Twitter si fa largo l'hashtag #precarila7. Il web non perdona al Pd il discorso pronunciato dalla Di Domenico all’iniziativa Le parole dell’Italia giusta. Introdotta da una clip di Tutta la vita davanti, il film cliché di Paolo Virzì sullo sfruttamento del lavoro precario nei call center, la 37enne ha snocciolato i nomi e i cognomi di quei "figli di papà che ottengono sempre un posto di lavoro passando avanti agli altri". Su tutti nomina "la figlia di Pietro Ichino del Pd ora passato con Monti. Giulia Ichino, 23 anni, ha un ruolo nella Mondatori come editor e redattore interno. La verità è scandalosa ma lo status quo è osceno". Al termine del suo intervento, Bersani si è addirittura alzato dal suo posto ed è andato ad abbracciarla. Un gesto che non ha fatto altro che peggiorare quello che apparso come un durissimo attacco ad personam nei confronti di una professionista che, a 34 anni e già madre di un figlio, è responsabile della narrativa italiana delle edizioni Mondadori e si occupa di tutte le collane di novità nell’ambito della fiction italiana. Come si legge nel suo curriculum, ha lavorato e lavora con decine di autori, comeda Margaret Mazzantini, Andrea Camilleri, Paolo Giordano e Niccolò Ammaniti. Il fatto che la Ichino si sia dovuta difendere pubblicando il proprio cv per dimostrare che il suo posto di lavoro se l'è sudato, è il segno dell'asprezza della campagno d'odio lanciata da quello che in molti su Twitter hanno ribattezzato il Partito Dell'invidia sociale.

"Quando sono stata assunta, nel 2002, mio padre non era un uomo politico conosciuto - ha spiegato la Ichino - avessi voluto spinte, avrei studiato nel campo di famiglia, Legge". Intervistata dal Corriere della Sera e da Replica, ha così raccontato di quano ha iniziato a lavorare alla Mondadori dal momento che era stata appena aperta la collana Sis. Ha iniziato facendo la correttrice di bozze per un anno, quindi è stata presa per una sostituzione maternità, infine è arrivata l’assunzione. Insomma, la normale trafila per arrivare al posto fisso. "Certi riferimenti sono stati sgradevoli, anche perché mi faccio un discreto mazzo - ha continuato a spiegare la donna - non mi piace questo vittimismo che sconfina in un pubblico attacco disinformato". Dalla sua parte si è schierato il popolo di internet che ha aspramente condannato l'invettiva ad personam della Di Domenico e stigmatizzato il comportamento di Bersani. "Pd - si legge in un post su Twitter - dopo l'attacco folle a Giulia Ichino, sono ormai solo le iniziali di una bestemmia". E ancora: "Era già una brutta campagna elettorale, l'attacco a Giulia Ichino la rende orrida. Quando rosica la sinistra spara su qualcuno, al solito".

L'episodio la dice lunga sul dna del Pd e, più in generale, sulla sinistra italiana. Bersani e compagni vedono ancora il successo nel lavoro con sospetto, trattano le ricchezze personali come una colpa da cui essere mondati e perseguitano chi ha raggiunge una posizione con le proprie forze. La campagna d'odio che, da anni, stanno portando è avanti è quella tesa a neutralizzare Silvio Berlusconi. Ci hanno provato sui media progressisti pubblicando fotografie rubate, intercettazioni e gossip di ogni sorta per minarne la credibilità, ci hanno provato nelle aule giudiziarie per colpire economicamente le aziende di famiglia e ci hanno provato in parlamento per farlo fuori politicamente.

"Queste elezioni sono come quelle del 1994 in cui si deve fare una scelta di campo - spiegava nei giorni scorsi il Cavaliere - o con una sinistra dell’invidia e dell’odio che pensa che lo stato sia un moloch con i cittadini al suo servizio oppure stare dalla nostra parte e cioè con chi difende i valori della vita ed ha una concezione dello Stato antitetica alla loro".

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