Aula deserta: in sei a parlare di alghe

Aula deserta: in sei a parlare di alghe

RomaCosa c’entra il pareggio di bilancio con le alghe sulla chiglia delle navi? Apparentemente niente, di fatto tantissimo. Sì perché lunedì 5 marzo 2012, alla Camera, di questo si discute. Ma in ogni caso l’Aula è deserta: nove deputati presenti e, causa pipì e/o pausa sigaretta, per qualche istante si tocca il picco all’ingiù di sei onorevoli partecipanti. Su 630 aventi diritto una buona media, non c’è che dire: in pratica lo 0,9 per cento del totale. Una seduta che avrebbe potuto svolgersi in un ascensore anziché nella sontuosa Aula di palazzo Montecitorio ma le regole sono regole. E così, verso le quattro del pomeriggio, in Aula si contano più funzionari che parlamentari: una decina di commessi, quattro stenografi; poi sei spettatori in tribuna e nove, dicasi nove, deputati.
Chi parla, parla al vuoto: «Signor presidente, onorevoli colleghi...». E naturalmente nessuno ascolta nessuno. Specie il direttore dei lavori, Rocco Buttiglione, che dallo scranno più alto per oltre un’ora picchietta sul suo Ipad. Per fortuna è assistito da un commesso che lo avvisa quando il tempo a disposizione di chi sta parlando sta per scadere: così, si avventa sul gingillo d’argento e scampanella a manetta: «Ho finito, signor presidente, ho finito...». I banchi del governo? Vuoto pneumatico o quasi. C’è solo il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Giampaolo D’Andrea che, in ogni caso, è più interessato a spedire sms dal suo telefonino.
Si parla del progetto di legge che introduce il principio del pareggio di bilancio in Costituzione, mica di quisquilie. Interviene prima il relatore in commissione Affari costituzionali, Roberto Zaccaria (Pd); poi il relatore della commissione Bilancio, Giancarlo Giorgetti (Lega). Ma le loro voci rimbalzano su uno stuolo di sedie con le sedute di velluto rosso tutte rigorosamente reclinate verso l’alto: vuote. Rimbomba tutto per quanto è deserta l’immensa sala. Sparpagliati si riconoscono: i due leghisti Raffaele Volpi e Pierguido Vanalli; in solitaria l’udiccino Pierluigi Mantini; l’indaffaratissimo a compulsare il suo Ipad, Renato Cambursano del Misto; poi, a distanza siderale l’uno dall’altro, i due pidiellini Guglielmo Picchi (eletto nella circoscrizione Estero e mega appassionato di maratone) e Giuseppe «Peppino» Calderisi, letteralmente sommerso da carte, resoconti parlamentari e scartoffie varie. Desolazione anche tra i banchi del Pd, dove si segnala la presenza soltanto dello stakanovista parlamentare Roberto Giachetti con tanto di stampelle (di recente s’è frantumato i legamenti... in Aula, of course) e Massimo Vannucci. Riecheggia proprio la parlata di Vannucci: «Signor presidente, onorevoli colleghi, certo il dibattito avrebbe meritato la presenza...». Arriva l’autocritica? No: «...di un rappresentante del ministero dell’Economia...». In effetti neppure il governo brilla per presenzialismo: di ministri non c’è nessuno. Intanto Buttiglione continua a scrivere sull’Ipad, Calderisi va in bagno, Giorgetti parla al telefonino e Zaccaria saluta e se ne va.
E dire che si dibatteva della regola aurea del pareggio di bilancio; certo, a seguire un tema serio ma che non scalda il cuore della politica: adesione alla convenzione internazionale per il controllo dei sistemi antivegetativi nocivi applicati sulle navi. In pratica: norme che regolano l’utilizzo delle vernici oggi in uso per evitare che si attacchino alla chiglia delle navi alghe e molluschi marini; i quali rallentano la velocità dell’imbarcazione ma possono essere nocivi per l’ecosistema.

Molto nocivi: pare infatti che una di queste sostanze, il tributilstagno, provochi il cosiddetto imposex ai gasteropodi marini. Traduzione per i non addetti ai lavori: le lumachine femmine di mare diventano lumachini maschi.

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