L'ultima grana è l'uscita di Azione dal tavolo di coalizione sul rimpasto. Neanche una decina di giorni fa, quando un pezzo del Pd e i Verdi avevano fatto mancare in aula il numero legale sulla delibera sul «Pirellino» (il grattacielo di via Melchiorre Gioia), scatenando le ire in pubblico della vicesindaco Anna Scavuzzo, i calendiani avevano sottolineato al sindaco che «il nostro gruppo ancora una volta si è dimostrato l'unico su cui può fare affidamento». Ma la pazienza ha un limite. Di fronte ai veti di Avs e Pd sull'ingresso in giunta e il tira e molla (da cinque mesi) sul rimpasto, Azione due giorni fa ha abbandonato il tavolo. «Rimarremo in maggioranza, ma con le mani libere, votando solo ciò che serve a Milano» ha sintetizzato il consigliere Daniele Nahum. Beppe Sala ha ribadito di «non avere fretta sul rimpasto, voglio chiudere prima di tutto il Bilancio, è la cosa che per me in questo momento è più importante per il bene dei milanesi, poi una soluzione troveremo». Viste le defaillance degli ultimi mesi, si comprende bene che non veda l'approvazione del Bilancio di previsione 2026 liscia come negli anni passati. Con un'infilata di sedute in cui la priorità è tenere il numero legale e meno consiglieri «affidabili» su cui poter contare rispetto agli anni passati, gli scivoloni (leggi: le rese dei conti) sono dietro l'angolo.
Ha già salutato la maggioranza ed è passato al gruppo misto dopo il via libera alla vendita di San Siro il verde Carlo Monguzzi. Tenere il numero in aula e soprattutto bocciare a prescindere gli emendamenti dell'opposizione non è una sua priorità (e già si dissociava spesso anche prima dalla linea del Pd). Un'altra «scheggia impazzita» da tempo per i dem è il consigliere del gruppo misto Enrico Fedrighini. Mani libere da un pezzo sui provvedimenti che arrivano in consiglio (e polemiche sui social all'ordine del giorno). Durante la discussione sul Bilancio ha creato un problema grosso come una casa Marco Fumagalli, il capogruppo della Lista Sala, la civica del sindaco, e se si vogliono cogliere i segnali di rischio, sulla famosa delibera sul Pirellino è uscito dall'aula. Idem il consigliere Alessandro Giungi che ormai viene annoverato da tempo tra i «ribelli del Pd». Tocca infilarci anche i dem Rosario Pantaleo e Angelo Turco che su San Siro, Pirellino e a questo punto anche sulla manovra potrebbero fare distinguo o astenersi secondo coscienza. I consiglieri di Azione sono Nahum e Giulia Pastorella.
I Verdi Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini dopo San Siro hanno deciso di rimanere in maggioranza ma valutano caso per caso. Lasciamo fuori dal conteggio Angelica Vasile del Pd: in passato ha preso più volte le distanze dal partito ma ha garantito (finora) i voti.