RomaQuasi un mese dopo il set è lo stesso, ma il film è cambiato e il nuovo attore protagonista è decisamente più convincente, tanto che Beppe Grillo in serata è costretto a correre ai ripari. Le consultazioni in streaming di Bersani con i grillini erano state imbarazzanti: l'ex segretario del Pd s'era schiantato contro un muro, l'impietosa diretta web aveva mostrato il naufragio del suo tentativo impacciato di seduzione politica. Gettare sul tavolo la sua contrarietà a un «governissimo» come unica carta da giocare non era bastato: i due capigruppo M5S Vito Crimi e Roberta Lombardi lo avevano accomunato al «vecchio che avanza» prima di sbattergli la porta in faccia.
Enrico Letta, che il 27 marzo era solo un comprimario, ieri si è seduto a llo stesso tavolo con un altro piglio, e con un vantaggio non da poco: il «no» M5S era già in conto, sapendo peraltro che non sarebbe stato comunque decisivo nel suo tentativo di varare un governo. A differenza di Bersani, ha messo subito sul tavolo le priorità del suo eventuale esecutivo, fatto di ministri in grado di mettersi al lavoro subito, «senza scuola guida». Temi concreti a cui è sensibile anche l'elettorato a cinquestelle: emergenza sociale, riforma della politica e stop alla linea di austerità della Ue. E soprattutto ha saputo ribaltare gli equilibri nei quali Bersani un mese fa s'era trovato ad annaspare, giocando d'attacco e invitando i suoi interlocutori a «scongelarsi», a «mescolarsi». E a responsabilizzarsi, rompendo una incomunicabilità e una mancanza di disponibilità al dialogo che «sarebbe frustrante per la voglia di cambiamento del vostro stesso mondo». Se falliamo, ha incalzato, «i cittadini se la prenderanno con tutti noi». L'abboccamento sembrava riuscito, fino a che Beppe Grillo non è intervenuto sul suo blog: «Mescolarsi! Questo termine sembra la cifra espressa da Enrico Letta, Capitan Findus, lo stoccafisso del pdmenoelle... ). Con questi non ci mescoleremo mai».
Giocando da interprete degli umori della base a cinquestelle, Letta ha indispettito Grillo ma ha spiazzato i suoi parlamentari. All'accusa di voler nominare ministri «navigati», ha replicato che saranno «competenti», non «vecchi». Al tentativo della Lombardi di rispedire al mittente l'accusa di mancato dialogo rispolverando il caso-Rodotà, Letta ha chiesto del mancato appoggio per il Colle su Prodi «nonostante fosse stato indicato dai vostri iscritti». E sull'elezione del capo dello Stato, Crimi ha servito involontariamente un grande assist a Letta, auspicando che «per scelte future sarebbe bello se il Pd interpellasse i suoi iscritti». Il nipote d'arte a quel punto ha ringhiato: «Rodotà è stato scelto online da 4.677 iscritti, il nostro candidato sindaco di Roma è stato scelto da 50mila iscritti», che sono «usciti da casa per andarlo a votare al seggio». Insomma, «vi suggerisco di non andare su questa strada: noi siamo quelli delle primarie», che per una volta tornano utili alla causa.
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