Roma«Che paura!». Pier Ferdinando Casini lo dice con sarcasmo, e forse per il momento va bene così. Ma certo che il «Cavaliere insistente» (per parafrasare Calvino) rende in tanti fuori dal Pdl nervosi più di venti caffè. Perché da un Berlusconi mina vagante non sai mai che cosa aspettarti; e allora meglio che stia fuori dai piedi, meglio che faccia il padre nobile come sembrava intenzionato, non sia mai faccia un altro miracolo e rovini i piani di chi lo aveva frettolosamente archiviato.
E allora? Allora meglio nascondere l'inquietudine sotto etti di ironia, che con Berlusconi va giù così liscia. «Berlusconi in campo? Dove, a San Siro?», scherza il neosegretario della Lega Roberto Maroni, che però ammette di non sapere nulla. Sparata perdonata. C'è poi un Casini che vuole completare il concetto e trova ispirazione addirittura in Giovanni Pascoli: «C'è qualcosa di nuovo nell'aria, anzi di antico». Poetico. Come lui Rosy Bindi, vicepresidente della Camera del Pd: «Gli italiani apprezzeranno questa grande novità...». Mentre Lorenzo Cesa, segretario Udc, fa già campagna acquisti: «Faccio gli auguri a Berlusconi. L'Udc è impegnato nella costruzione di un nuovo soggetto politico e vuole essere la fiammella che mette insieme i moderati italiani. Mi auguro che alcuni nel Pdl vengano con noi».
Tra i più ispirati ci sono i futuristi, che potrebbero anche pregustare di papparsi qualche mollica di dissenso da parte degli ex-An del Pdl, ma mostrano qualche tic rivelatore. «Avevano annunciato la più grande novità della storia politica italiana. Abbiamo aspettato due mesi ed ecco la novità: Berlusconi torna in campo. In lui tutta l'Italia vede certamente il simbolo adamantino del rinnovamento della politica, del ricambio generazionale, della sincera partecipazione al dramma del precariato, della disoccupazione giovanile e soprattutto femminile...», sproloquia il coordinatore nazionale di Futuro e Libertà, Roberto Menia. Più analitico Italo Bocchino, vicepresidente dei finiani: «Con l'ennesima discesa in campo in stile Forza Italia, Berlusconi ha dato il colpo di grazia al suo delfino Alfano e ha rinviato di altri cinque anni la ricostruzione del centrodestra che ancora rappresenta l'area maggioritaria nel Paese. Non vincerà più le elezioni ma salverà i suoi cento pretoriani per difendere alcuni interessi. Passa il tempo ma non perde il vizio».
Anche al leader dell'Idv Antonio Di Pietro non pare vero poter rispolverare il repertorio anti Cav un po' ammuffito: «Berlusconi? Che lui si candidi è un suo diritto - dice -. Voglio capire però perché mai dovrebbero rivotarlo gli italiani. Lui 15 anni fa si è presentato agli italiani dicendo: votate me che sono bello e ricco e lo diventerete anche voi. Lui è rimasto bello e ricco, ma gli italiani non lo sono diventati. Confido nel senso del limite degli italiani. Farsi prendere in giro un'altra volta sarebbe davvero troppo».
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