Bagnasco scuote i cattolici. E il polo di Casini già vacilla

RomaC'erano molte orecchie politiche attente, ieri, ad ascoltare il messaggio inviato da Genova dal presidente della Cei Angelo Bagnasco. Il quale ha approfittato delle celebrazioni di san Lorenzo per mandare qualche segnale nel bel mezzo del gran chiacchierio agostano attorno alla nascita di un «grande centro», di cui aspira a far da levatrice l'Udc di Casini.
Come al solito, nelle parole del capo dei vescovi italiani ognuno ha letto quello che è più affine ai suoi piani: se dall'Udc e zone limitrofe si sottolinea l'appello a che «i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati» nella vita pubblica come un sostanziale viatico alla creazione di un nuovo contenitore moderato e cristiano; e dal Pd si apprezza la richiesta di «soluzioni sagge per il lavoro» e di «sostegni concreti» alle famiglie nella crisi, dal Pdl si plaude invece all'altolà ai cedimenti sull'etica. «La presenza dei cristiani non è codificata in formule specifiche - dice il cardinale - fatta salva la consapevolezza che sui principi di fondo non si può mercanteggiare, che i valori non sono tutti uguali ma esiste un'interna gerarchia e connessione, che l'etica della vita e della famiglia non sono la conseguenza ma il fondamento della giustizia e della solidarietà sociale». Insomma, è la traduzione spiccia che si fa in casa Pdl, il capo della Cei ha messo una bella zeppa tra le ruote del convoglio che dovrebbe portare all'incontro post-elettorale tra il centro casiniano e la sinistra bersanian-vendoliana. L'ex ministro Sacconi applaude estatico Bagnasco e attacca i «molti cristiani da un lato propensi al facile moralismo con il prossimo e dall'altro molto indulgenti con la propria attitudine a mercanteggiare i principi fondamentali per qualche vanagloria politica».
Nel mirino sembra essere Casini, che dopo aver criticato Berlusconi per le sue «cene eleganti» ora è pronto ad allearsi col Pd aprendo financo alle unioni gay. E non è un caso se proprio ieri alcuni esponenti Pdl si sono fatti promotori di un fervente appello antigay sottoscritto da 173 parlamentari di centrodestra, nel quale si afferma: «Ci opponiamo a qualsiasi tentativo di decostruzione della famiglia basata sul matrimonio, che resta il cuore della eccezione italiana». Nella speranza di giocare di sponda col capo della Cei e mettere in difficoltà, rinfacciandogli una «deriva relativista», l'Udc e il suo tentativo di coalizzare movimenti cattolici, esponenti dell'attuale governo e pezzi di organizzazioni sociali (dalla Confindustria alla Cisl) in un contenitore unico, già soprannominato poco originalmente «Cosa Bianca» dai giornali.


Un progetto già alle prese con diverse questioni: i ministri che frenano (Passera ha spiegato di non volersi impegnare finché sarà in vita il governo) o si defilano (Riccardi annuncia: «Non mi presento alle elezioni»); dirigenti di organizzazioni (dalle Acli alla Cisl alle coop bianche) ansiosi di salire sul treno della politica ma difficili da mettere d'accordo su tutto il resto; Marcegaglia e Montezemolo che continuano a tentennare. L'apertura alle unioni gay, insomma, è l'ultimo dei problemi. «Anche perché - spiega l'Udc Enzo Carra - su questi temi la società e la stessa chiesa sono molto più avanti dei politici».

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