Da Bassolino a Orlando: Renzi colleziona rottami

Da Bassolino a Fassino, passando per Leoluca Orlando, De Magistris, Franceschini, Fioroni e Bianco

Da Bassolino a Orlando: Renzi colleziona rottami

Aspiratutto, collezionista di rottami o riciclatore. Al netto di ogni preferenza terminologica, la sostanza non cambia: Matteo Renzi, prima ancora di aver preso i voti degli italiani, ha preso quelli dei politici intramontabili, quelli che un tempo lui voleva rottamare. Antonio Bassolino è solo l'ultima di una lista che ogni giorno si allunga. L'ex presidente della Regione Campania ha deciso di scendere dal carro dei sicuri perdenti (D'Alema e Bersani) e di salire su quello del potenziale vincitore.

"Penso che Renzi sia certamente in questo momento la personalità che più di ogni altra può spostare forze e voti. Può spostarle in maniera tale da far vincere il centrosinistra. E questo è molto importante perché il centrodestra deve essere sconfitto in campo aperto, in una battaglia elettorale, e Renzi certamente ha più chances di qualunque altro", ha detto Bassolino alla Festa dell'Unità di Avellino.

Già due mesi fa, Bassolino, in una intervista al Mattino, dichiarava: “È evidente che Renzi è in grado più di altri di far vincere il centrosinistra, è capace di spostare voti in maniera trasversale”. Poco importa se il sindaco di Firenze nel 2009 lo criticava ferocemente dicendo che “in Campania ha fatto un disastro politico e ha fatto male a non dimettersi”, Bassolino non è uno che serba rancori.

E che dire di Piero Fassino? È uno che non bada troppo al passato. E così non stupisce che oggi sostenga a spada tratta Renzi considerandolo come uno che “interpreta al meglio il rinnovamento”, che “ha una proiezione mediatica che va oltre la militanza attiva” e che “raccoglie consenso fuori dal Pd''. Peccato che esattamente un anno fa, lo stesso Fassino poneva due obiezioni alla candidatura di Renzi alle primarie: “È sindaco da appena due anni e se il suo programma è tutti a casa, non è un programma per governare il Paese”. Evidentemente adesso il programma renziano è diventato: "tutti di ritorno a casa". Nello stesso settembre di un anno fa, un altro sindaco bacchettava Renzi. Si chiama Luigi De Magistris e si scagliava contro il liberismo del rottamatore: “Ci sono tratti di innovazione, dato che è un giovane ed è un fatto positivo, ma anche molti tratti di continuità con le politiche liberiste, non dimentichiamo che tra Marchionne e gli operai di Pomigliano disse di stare con Marchionne, e non mi pare un cambiamento rispetto a quanto visto negli ultimi anni”. Ancor prima, nel 2011, il sindaco partenopeo diceva: “Renzi? Non mi appassiona”. Va da sé che ora è scoppiata la passione. La stessa che ha colpito Michele Emiliano, sindaco di Bari, e Leoluca Orlando.

Proprio il primo cittadino palermitano in questi giorni ha espresso il suo pubblico sostegno a Renzi: “È l'unico che può scardinare il Pd delle tessere, e costruire un nuovo Partito democratico, anzi il vero Partito democratico che da sempre cerco di fondare”. Ma fino allo scorso febbraio l'ex leader de La Rete sentenziava: “Renzi da rottamatore è finito rottamato”. Previsione sbagliata. Anche Enzo Bianco, politico di lunghissimo corso e presidente LiberalPd, fa il tifo per il rottamatore.

Poi ci sono gli arrivi dell'ultim'ora. Dario Franceschini nel maggio 2012 parlava così di Renzi: "'Nel Pd ci sono troppi galli, convinti che il sole sorga solo quando cantano loro. Matteo è un giovane effervescente con delle qualità. Ma non ho capito, francamente, su che linea si candidi a guidare l'Italia, se non su un dato anagrafico di giovinezza tra virgolette. Mi pare un po' pochino.... Per governare serve una personalità che abbia la forza di confrontarsi, al posto di Monti, con la Merkel, con Hollande, con i problemi europei''. E Beppe Fioroni che il 3 settembre 2012 lo invitava a sistemare il traffico di Firenze e che qualche mese fa lo invitava a collegare la lingua al cervello senza perdere il rispetto dell'altro prima di sferrare un colpo. Scordammoce o passato.

Cosa che ha fatto Walter Veltroni, che ha preferito rimuovere la critica di Renzi (“i successi maggiori li ha avuti come romanziere, gli auguro tanti romanzi belli per il futuro”) e perdonare il figliol prodigo. Avanti il prossimo.

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