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"Basta stangare la casa o il Paese non ripartirà"

Il presidente di Confedilizia è soddisfatto dal congelamento dell'Imu: "Ma gli immobili devono tornare a essere un investimento fruttuoso"

"Basta stangare la casa o il Paese non ripartirà"

Roma - Corrado Sforza Fogliani è il presidente della Confedilizia. Cioè, difende per mestiere gli interessi dei proprietari di casa. Dovrebbe essere contento della scelta del governo di rinviare la rata dell'Imu sulla prima abitazione. Ma un po' di amaro in bocca gli è rimasto.
«Per carità, l'operazione del governo è un'operazione meritoria. Va benissimo rinviare la rata dell'Imu. Però...».

Però?
«Però, non si possono fare discriminazioni sugli alloggi. Parliamoci chiaro. La scelta del governo rappresenta una chiara inversione di tendenza. È la prima volta che un governo non considera i proprietari di casa come un bancomat del fisco. Ma l'impostazione fiscale sulle case non è cambiata affatto: retaggio com'è di una tradizione innescata dal governo Prodi. Secondo me, si tratta di un retaggio culturale, duro a smantellare».

A cosa pensa?
«Alle differenze tra proprietari di case, distinti - come in una nenia - in categorie ormai superate, immobili di lusso, ville, castelli».

In altre parole, vuol dire che il governo avrebbe dovuto estendere il rinvio della rata Imu sulla prima casa anche se questa è un immobile di lusso, una villa, un castello?
«Si tratta di distinzioni vetuste e lontane dalla realtà. Gli immobili di lusso, tecnicamente, non esistono. Sono le abitazioni classificate A-1, definite “signorili”. Ma chi lo stabilisce? Il Catasto fatto per zone censuarie? E con quale attendibilità? Ci sono 8-10 città italiane in cui non compare nemmeno una “A-1”. C'è il caos totale sull'argomento. E le ville? Capisco le ville venete, senesi, della Lucchesia. Ma si può considerare villa un'abitazione alla periferia delle grandi città?».

Secondo lei, quindi, il governo avrebbe dovuto rinviare la rata dell'Imu anche per i castelli?
«Possedere un castello oggi non è un lusso, ma un debito. Sulle riviste di settore ci sono solo castelli in vendita. Conosco persone che si stanno indebitando solo per mantenere un castello ereditato e nemmeno riescono a venderlo. Eppoi stiamo parlando di piccoli numeri. I castelli censiti in Italia sono 2mila; mentre le ville e le abitazioni A-1 sono 60mila, equamente divisi tra le due categorie».

Converrà, però, che forse è stato meglio rinviare la rata sulla prima casa che su un castello...
«Certamente, ma il problema è il classamento degli immobili. Deve essere rivisto il Catasto e articolare la riforma sul reale reddito prodotto da un immobile».

Nei documenti della Confedilizia già si parla di una riduzione al 4 per mille dell'aliquota Imu sugli immobili dati in affitto. State già mettendo a punto emendamenti in vista della discussione parlamentare del decreto?
«Gli immobili devono tornare ad essere un investimento che produce reddito. E chi investe nel mattone deve avere un ritorno economico. Per quanto riguarda gli emendamenti, credo e spero che le nostre posizioni possano trovare spazio nella riforma della fiscalità sulla casa, annunciata dal presidente del Consiglio. Le compravendite immobiliari sono ai minimi storici. E tutta colpa del governo Monti».

Sostiene, cioè, che la crisi immobiliare sia stata innescata dall'Imu e non dalla più profonda crisi congiunturale?
«La redditività dell'investimento immobiliare può e deve venire dalle scelte fiscali sugli affitti. Solo quando gli immobili torneranno vantaggiosi per gli investitori potrà essere agganciata la crescita. Un politico francese, Martin Nadaud, all'Assemblea di Parigi diceva nel 1850, si le bâtiment va, tout va. Parole valide ancora oggi. Se le costruzioni vanno, tutto va. Alla casa sono agganciati 80 comparti economici.

Ed è dalla casa che bisogna ripartire, senza pregiudizi, per far ripartire il Paese».

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