Il «semipresidenzialismo» francese ha un nome: Charles De Gaulle. Fu il generale a introdurlo nel 1958, modificando la prima formula nata dalla rivoluzione francese e rimasta a metà, e così nacque la Quinta Repubblica. Per risolvere i problemi d’instabilità e inefficienza del governo parlamentare la nuova Costituzione rafforzò l’esecutivo dando un ruolo centrale al presidente della Repubblica.
Dal 1962 fu introdotta l’elezione a suffragio universale uninominale diretto: il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti espressi (50 per cento più 1) al primo turno, viene eletto. Altrimenti, si va al ballottaggio due settimane dopo tra i due più votati e viene eletto chi ottiene la maggioranza semplice dei voti.
Inizialmente il mandato presidenziale era di 7 anni, ma dal 2000 ne dura 5.
Pur eletto direttamente dai cittadini e non sfiduciabile, il capo dello Stato condivide il potere esecutivo con il primo ministro, che lui stesso nomina e che deve avere la fiducia o almeno il tacito assenso del Parlamento.
Il politologo Maurice Duverger coniò il termine «semipresidenzialismo» nel 1978, ma non si tratta semplicemente di una forma attenuata di presidenzialismo, perché in questo sistema il Capo dello Stato ha anche poteri non previsti nel modello americano. Alcuni sono propri e altri condivisi. Tra i primi, oltre la nomina del primo ministro, c’è il ricorso al referendum su proposta del governo o delle assemblee, lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, la nomina di tre membri e del presidente della Corte costituzionale. Il Parlamento, invece, non può sostituire il presidente ma solo metterlo sotto accusa per motivi giudiziari. Gli altri poteri del capo dello Stato sono controfirmati dal primo ministro e, nei casi previsti, dai ministri responsabili. Si tratta della nomina dei ministri, della convocazione del Parlamento in sessione straordinaria su richiesta del governo o della maggioranza dei deputati, della concessione della grazia, della nomina degli ambasciatori, della negoziazione e ratifica dei trattati. Il presidente è anche al vertice del Consiglio dei ministri, del Consiglio superiore della magistratura e, come capo delle forze armate, dei consigli e comitati superiori della Difesa.
In Francia è possibile la cosiddetta «coabitazione» tra presidente e premier a luiostile, se in parlamento c’è una maggioranza di colore politico diverso da quello del capo dello Stato e serve un bilanciamento dei poteri. È successo nel 1986 e 1993 con François Mitterrand e nel 1997 con Jacques Chirac.
Per questo si dice che il semipresidenzialismo francese può essere «ad assetto variabile», a seconda del differente margine d’azione del capo dello Stato. L’elezione diretta del presidente si combina con un sistema per le elezioni quinquennali a suffragio universale diretto, maggioritario uninominale a doppio turno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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