La battaglia di Lara per sciare oltre il buio

La missione dell'ex campionessa Magoni: riconoscere la figura del maestro disabile. L'incontro sulle piste con un ragazzino cieco le ha cambiato la vita

La battaglia di Lara per sciare oltre il buio

Molti di noi hanno nella memoria quella sera del 5 febbraio del 1997 quando una giovane ragazza di Selvino riuscì, dopo una rimonta sensazionale nella seconda manche, a vincere ai mondiali di Sestriere la medaglia d'argento; quella ragazza era Lara Magoni. Erano gli anni di Tomba «la bomba» e lo sci era diventato lo sport nazionale. L'Italia si fermava all'ora di pranzo per veder scendere, e vincere, le seconde manche del campione bolognese. Ma nel panorama sciistico internazionale Lara Magoni stava conquistando, proprio nel 1997 (anno dei Mondiali), un ruolo sempre più di rilievo. Una vittoria, un secondo e due terzi posti erano i risultati che Lara aveva conquistato in quella stagione alla vigilia dei Mondiali. La prima manche dello slalom speciale dei mondiali, però, purtroppo non andò benissimo e la brillante Magoni riuscì a piazzarsi solo settima; fu una strepitosa seconda manche accompagnata dall'inesauribile tifo della mamma Paola che permise a Lara di guadagnarsi l'argento con pochi centesimi di distacco da Deborah Compagnoni vincitrice dell'oro.

Quel risultato mirabile della Magoni fu vissuto con un profondo senso di revanscismo da parte di molti lombardi che videro nella giovane Lara l'atleta che era in grado di gareggiare e battere le atlete altoatesine. Lara Magoni, ventottenne all'epoca dei mondiali, non era più una ragazzina e si era preparata con grande attenzione all'appuntamento internazionale. Negli anni precedenti la Magoni aveva subito parecchi infortuni che la misero nella condizione di fare sempre buoni piazzamenti ma mai di emergere al pari del talento che aveva.

La svolta per Lara fu nel 1996 quando Toni Morandi, grandissimo e compianto allenatore di sci scomparso qualche anno fa e soprannominato «lupo solitario», le chiese di abbandonare gli allenamenti con la Nazionale per allenarsi con lui. La Federazione non prese benissimo la scelta della Magoni ritenendo pericoloso un allontanamento dalle colleghe della Nazionale ma ormai la decisione era stata presa e Lara iniziò così la sua corsa verso l'argento mondiale.

Il ritorno dopo la medaglia nella sua Selvino, fu trionfale. Ma Lara, cresciuta con valori morali profondi e semplici, tornò ad aiutare a servire i pranzi e le cene nell'hotel Marcellino di proprietà della sua famiglia dal 1968. E proprio lì villeggiava, nei mesi estivi, la famiglia Cornelli di Milano. Una bella famiglia il cui figlio Roberto si innamorò della campionessa di sci. Dopo qualche mese di corteggiamento Lara cedette e si fidanzò con Roberto.

Il loro è un amore vero, nutrito dalla passione per le stesse cose: le passeggiate in montagna, la vita semplice e pochi ma sinceri amici. Roberto è un bellissimo ragazzo, laureatosi alla Bocconi di Milano e impegnato nella gestione dell'azienda di famiglia. Sono anni di grande felicità per Lara Magoni che, ritiratasi nel 1999 dalle scene sportive, decide di dedicarsi a costruire una famiglia con Roberto. E così quella «bimba di montagna che è finita nel mondo» come ama definirsi Lara, sceglie Roberto come marito.

Decidono di fissare le nozze nel dicembre 2001 ma nel giro di pochi mesi vengono a mancare sia la madre di Roberto che quella di Lara. Così il matrimonio viene rimandato al 29 giugno del 2002 con una festa che appariva già diversa da quella che i due innamorati avevano immaginato. Lara e Roberto decidono di vivere la loro vita assieme a Selvino. In quegli anni Lara ha la fortuna di incontrare sulle piste da sci un ragazzino di dodici anni cieco dalla nascita. Quell'incontro segna l'ingresso della Magoni nel mondo della disabilità o, come ama giustamente definire, della «abilità diversa». È questo ragazzino che fa comprendere alla campionessa come si riesce a sciare pur non vedendo; ed è sempre lui che spiega a Lara come è in grado di capire in base al rumore di come si abbatte un paletto nello slalom il tempo che verrà fatto alla fine. Lara diventa maestra di sci per ragazzi «abili diversamente».
Purtroppo però, la stessa terribile malattia che aveva portato via la madre, s'impadronisce dopo poco anche di Roberto che nel febbraio del 2013 la lascia sola. Il dolore per la perdita del marito non abbandona mai Lara. I suoi post in facebook sono spesso rivolti a quel Roberto che se n'è andato a soli 48 anni, quel Roberto che lei aveva scelto «per sempre» sedici anni prima. Ma Lara è un'atleta, una campionessa, incapace di abbattersi e così oggi sempre ricordando il suo Roberto, l'amore della sua vita, ha deciso di condurre una battaglia affinché venga riconosciuta la figura del maestro di sci disabile.

Una battaglia che sta conducendo sia come dirigente del Coni sia come consigliera Regionale della Lombardia perché non si comprende il motivo per cui un campione di sci paraolimpico non possa insegnare a sciare.
Ma le cose di buon senso, si sa, non sempre diventano legge.

@terzigio

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