Battute sul Meridione, Feltri alla sbarra

Il direttore dovrà rispondere di articoli e frasi in tv. I legali: dov’è l’odio razziale?

Battute sul Meridione, Feltri alla sbarra
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Vittorio Feltri andrà a processo con rito abbreviato davanti al gup di Roma il prossimo 24 settembre per istigazione all’odio razziale in relazione a una serie di articoli e interventi in tv considerati contro i meridionali. I fatti contestati al direttore editoriale del Giornale vanno dal 2017 al 2020 e riguardano alcuni articoli su Libero e le affermazioni fatte il 21 aprile 2020 nella trasmissione di Rete 4 Fuori dal coro. Il procedimento è nato da una querela dell’ex senatore Saverio De Bonis, fino al 2022 in Parlamento con il gruppo misto.
Durante l’udienza di ieri il legale che assiste Feltri, l’avvocato Valentina Ramella, ha sottolineato come le parole del giornalista siano state pronunciate nell’«esercizio legittimo del diritto di cronaca e di critica». Che non si è trattato di «propaganda» di idee fondate «sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico» (elemento che integra il reato contestato), considerato che per fare «propaganda» non basta «una semplice divulgazione di idee», ma occorre una diffusione «idonea a raccogliere consensi intorno all’idea espressa» E non sarebbe questo il caso. Per il legale, che cita precedenti sentenze, «la semplice diffusione di un’opinione non può di per sé considerarsi propaganda».
Non solo. Un altro giudice in una causa civile sulle medesime affermazioni aveva già affermato che la norma in questione «può trovare applicazione solo nel caso di chi esprima odio per gli appartenenti a una razza o etnia diversa dalla propria o propagandi la superiorità di una razza o di una etnia sull’altra. Ebbene, non si può certo dire che gli italiani settentrionali e gli italiani meridionali appartengano oggettivamente a razza o etnie diverse».
Il cantante Al Bano si è schierato contro Feltri: «Da una persona che reputo molto intelligente e preparata non mi aspetto battute così cretine, antistoriche e disumane». Il giornalista Augusto Minzolini al contrario parla di «una cosa folle.

Questo è un Paese malato di querele, dalla voglia di sporgere querela a ogni pie’ sospinto. Non si può imbastire un processo sul pensiero». E il condirettore di Libero Pietro Senaldi: «Io credo innanzitutto che Feltri verrà assolto, perché è un’imputazione che non ha né capo né coda».

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