RomaPiù tasse uguale meno introiti. Gli economisti lo chiamano «effetto Laffer», i cittadini di buon senso «ben ti sta». Un paradosso dell'economia reso palese dalle accise sulla benzina, il cui indiscriminato aumento ha inciso a tal punto sui consumi da determinare per il 2013 una previsione di minore gettito pari a 2,6 miliardi. Un'altra voragine da fronteggiare per il prossimo governo, e proprio in un comparto che era sempre stato usato dallo Stato come agevole ancorché discutibile bancomat.
Le allarmanti cifre arrivano dal Centro Studi Promotor, che ha elaborato i dati ufficiali resi noti dal ministero dell'Economia. Ebbene a dicembre per la prima volta il gettito fiscale è diminuito del 7,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2011. Un vero punto di rottura: per tutto il 2012 infatti malgrado la contrazione del consumo dei carburanti per effetto della crisi, l'aumento delle accise aveva mantenuto il segno più davanti al dato del gettito fiscale, con un picco a gennaio (+29,6 per cento) e comunque mai sotto al +4,4 (settembre). Da qui la previsione del Csp: se per tutto il 2013 dovesse protrarsi la contrazione del dicembre 2012 per lo Stato ci sarebbe a fine anno un ammanco di 2,6 miliardi. Una cifra da manovretta finanziaria.
Urgono pertanto interventi forti. Anche perché ancora ieri le medie nazionali dei prezzi si attestavano a 1,836 euro al litro per la verde e 1,767 per il diesel, 0,863 per il gpl. Prezzi che fanno dell'Italia il secondo Paese con i distributori più cari d'Europa dopo i Paesi Bassi, circa 0,254 euro in più per la verde e di 0,263 per il gasolio rispetto alla media continentale, quasi totalmente coincidente con la componente fiscale (rispettivamente 0,231 e 0,244 euro).
Il 2012 potrebbe essere stato l'ultimo anno d'oro per lo Stato benzinaio. Nel 2012 gli italiani hanno immesso nei serbatoi dei loro veicoli 38,949 miliardi di litri di carburante, il 10,5 per cento in meno rispetto all'anno precedente, per una spesa di 67,377 miliardi di euro, in aumento del 4,7 per cento a causa del ritocco verso l'alto delle accise. La componente fiscale del prezzo della benzina ha portato alle casse dello Stato 36,523 miliardi di euro, il 12,4 per cento in più rispetto al 2011, mentre la componente industriale chiude il 2012 in rosso, con un incasso di 30,855 miliardi di euro, il 3 per cento in meno rispetto all'anno precedente. Ora però la spia accesasi a dicembre fa scattare l'allarme per lo Stato. Si è innestato un circolo vizioso per cui un eventuale ulteriore ritocco al rialzo delle imposte su super e diesel potrebbe deprimere ancora i consumi e quindi assottigliare ulteriormente il gettito per l'erario.
Di effetto zappa sui piedi parla Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto. «Ai signori delle tasse sta tornando indietro un boomerang di dimensioni colossali, e la notizia di oggi (ieri, ndr) è la riprova che le tasse stanno uccidendo i consumi devastando l'occupazione nel nostro settore, fatta di 1,2 milioni di addetti». Il calo degli introiti fiscali è «l'ennesima conferma di una nefasta gestione di tutto ciò che riguarda l'automotive adottata in particolare dall'ultimo governo. Ai 2,6 miliardi di euro del possibile minore gettito si aggiungono i 3 miliardi di euro di mancati introiti per lo Stato nel 2012 (tra Iva e tasse varie) perché gli italiani non comprano più autoveicoli».
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