Economia

Berlino ricca a spese nostre

La Commissione europea con colpevole ritardo richiama Berlino per l'eccesso di surplus commerciale verso gli altri Paesi dell'Eurozona

Berlino ricca a spese nostre

L a Commissione europea si sveglia in ritardo e nel rapporto sulle politiche di bilancio apre una inchiesta sulla Germania per l'eccesso di esportazioni sulle importazioni, che ha generato un surplus della sua bilancia dei pagamenti, anomalo in base alla recente revisione del patto di Stabilità, secondo cui tale surplus non deve eccedere il 7%. Questa regola è stata introdotta per controbilanciare il maggior rigore con cui ora la Commissione persegue gli squilibri dovuti a deficit e debiti eccessivi. In termini semplici, l'economia di una nazione o di un'unione economica e monetaria è simile ai palloncini volanti dei bambini, che si possono sgonfiare e gonfiare di meno o di più. L'economia nazionale si gonfia quando ci sono alti deficit pubblici e si sgonfia se essi calano. Ma si sgonfia anche se gli altri esportano presso di noi più di quel che importano da noi. Se esportiamo più di quel che importiamo possiamo controbilanciare, almeno in parte, lo sgonfiamento dovuto a riduzione del deficit di bilancio.
In questi anni la Germania ha accumulato avanzi di bilancia dei pagamenti correnti, dovuti a eccessi dell'export sull'import, derivanti dal fatto che essa è stata efficiente nell'esportare ma la sua domanda interna è stata bassa. E quindi essa non ha importato nella misura in cui esportava. La Germania ha creato un danno agli altri Stati dell'euro, perché esportando molto in essi, ha ridotto la loro domanda interna, mentre importando poco da loro, non l'ha ricostituita.

Ciò è accaduto proprio mentre Paesi dell'euro, come l'Italia, adottavano misure di rigore dei bilanci pubblici. Il minor deficit implica una minor domanda interna di consumi e investimenti o tramite l'aumento dei tributi che riducono i redditi, i consumi, i risparmi, gli investimenti o tramite le minori spese pubbliche che comportano minori introiti per i loro destinatari. Se i Paesi vicini come la Germania non espandono abbastanza la domanda, ecco che il palloncino del nostro Pil si sgonfia.
L'Italia ha aumentato di parecchio l'export fuori dall'area euro, ma poco entro l'euro. Trova difficoltà a esportare in Paesi che stringono la cinghia del bilancio e quindi hanno una domanda ridotta come Spagna, Portogallo, Grecia, mentre l'export verso la Germania e gli altri Stati intorno ad essa non tira come dovrebbe. Ora finalmente la Commissione europea si rende conto che tutti dovrebbero fare il loro compito, per dare luogo a un sistema equilibrato. E avverte la Germania che essa ha superato la soglia di squilibrio positivo della bilancia dei pagamenti e dovrebbe fare delle correzioni. I tedeschi obiettano che non è colpa loro se esportano molto e importano poco: ciò dipende dal fatto che la loro economia è molto competitiva perché ha fatto la riforma del mercato del lavoro che noi non facciamo. I socialdemocratici tedeschi hanno propugnato questa riforma e i sindacati tedeschi la hanno accettata.

Invece da noi la sinistra ex comunista e cattocomunista queste riforme non le vuol fare, la Cgil vi si oppone con ferocia e la magistratura del lavoro le boicotta con interpretazioni delle leggi unilaterali perché condivide le ideologie di questa sinistra arcaica. Anche la Corte costituzionale ha operato in tal senso. Tuttavia i tedeschi hanno torto, perché si sono opposti in tutti i modi alla politica monetaria espansiva della Bce, che mirava a controbilanciare la deflazione derivante dalla riduzione del deficit di bilancio da parte di tutti gli Stati dell'Eurozona. Ciò ha sgonfiato il palloncino dell'economia europea, mentre la Germania con lo squilibrio della sua domanda e l'opposizione all'espansione monetaria impediva che si rigonfiasse.
Inoltre la Germania ostacola in tutti modi l'unione bancaria europea, che eliminerebbe la frammentazione del mercato del credito. Così le imprese tedesche pagano il denaro molto meno delle nostre e le banche tedesche lo rastrellano più facilmente delle nostre, spesso senza avere i parametri richiesti. Insomma, l'euro sino ad ora è stato gestito unilateralmente.

E i governi Monti e Letta, col loro europeismo pavido e di maniera, non fanno nulla per correggere questa asimmetria a livello comunitario, mentre per l'Italia adottano una linea che sembra fatta apposta per peggiorare la nostra situazione.

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