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Berlusconi apre a un governo tra Pdl, Pd e Terzo Polo: "La democrazia è nei partiti"

Il Cav: "La democrazia si sostiene e si concretizza nei partiti". E apre a un governo di larghe intese per il 2013. Casini favorevole, Bersani chiude

Berlusconi apre a un governo tra Pdl, Pd e Terzo Polo: "La democrazia è nei partiti"

Un governo Pdl-Pd-Terzo polo. A spartirsi i ministeri, politici di destra, sinistra e centro. E a far da premier, perché no, Mario Monti. Alla guida di una "Grosse Koalition" all’italiana. Per un’intera legislatura, dal 2013 in poi. Possibile? Silvio Berlusconi per la prima volta dice "sì" e dichiara che per lui si può fare. Con una enorme apertura a quel progetto di prolungato "armistizio" politico, cui Pier Ferdinando Casini non fa mistero di lavorare. Ma che Pier Luigi Bersani confina nella categoria della fantapolitica: "Il partitone unico - si sfila subito - non esiste in natura".

Berlusconi è a Bruxelles. Partecipa con Casini al pre-vertice Ppe. I due si scambiano un saluto, ma non molto di più. Eppure all'uscita, sembrano sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda. Tant’è che il Cavaliere, da sempre arci-nemico della sinistra, dichiara pubblicamente che sì, si può immaginare per il 2013 un governo "politico" di Pdl, Pd e Terzo polo. La democrazia, del resto, "si sostiene e si concretizza nei partiti". Dunque, incalzano i giornalisti, davvero il Pdl è pronto a una grossa coalizione? "Vediamo, vediamo - dice l’ex premier - Noi siamo responsabili, come abbiamo dimostrato facendo un passo indietro con generosità". Non mostra invece l’ombra di un solo dubbio Casini. Il suo progetto, spiega, non è conquistare la leadership del centrodestra ("è fuori dal novero delle possibilità") e neanche tornare in un partito con Berlusconi (almeno, non finchè lui non ammette "che ha sbagliato...").

Il leader Udc lavora perchè nel 2013, dopo il voto, prosegua la "stessa coalizione" Pd-Pdl-Terzo polo di oggi, con un ingresso diretto dei partiti al governo. E magari di nuovo Monti. Perchè a Monti candidato premier, dice Casini, "come faccio a dire di no?". Ma c’è chi un "no" lo dice, bello forte. Ed è Pier Luigi Bersani, che schiera da subito il suo Pd fuori da una Grosse Koalition con il Pdl e Berlusconi. Mentre già da internet si leva l’allarme "inciucione", il segretario scandisce infatti che "il partitone unico non esiste in natura". E che la sua idea è quella di "una democrazia rappresentativa normale, ancorchè riformata", "con maggioranze coerenti e programmi che offrono ai cittadini una scelta". "Nessuna ambiguità può esserci - gli fa eco Dario Franceschini - Gli avversari torneranno ad essere tali alle prossime elezioni e dopo di esse".

Anche nel Pdl la posizione di Berlusconi ha suscitato qualche perplessità. Il Cavaliere aveva già ventilato l’idea di una grande coalizione in qualche riunione a porte chiuse, ma non è riuscito a persuadere gli esponenti dell’area ex An, che già minacciano di sfilarsi dal progetto. Ma cosa avrà davvero in testa Berlusconi?, è la domanda che serpeggia. Secondo Giuliano Ferrara in realtà "accarezza con cautela" l’idea di "sciogliere il Pdl e chiedere all’Italia moderata, riformista e liberale sotto tutte le latitudini di unirsi in un cartello elettorale tra soggetti diversi e distinti per il quale - sostiene il direttore del Foglio - c’è già una proposta di nome: Tutti per l’Italia".

Ma c’è chi pensa che Berlusconi voglia piuttosto usare la Grosse Koalition come trampolino per farsi eleggere al Quirinale. E del resto "sognare non è vietato a nessuno", commenta caustico Bersani. Idee chiare sembra averle anche la Lega. Per Maroni «la grande ammucchiata» è semplicemente «una follia». Mentre Monti, secondo Umberto Bossi, ha tutte le possibilità di rifare il premier nel 2013, perché "il presidente della Repubblica è suo amico. E anche Berlusconi". Ragion per cui, ribadisce il Senatur, la frattura tra Pdl e Lega è ormai "insanabile". Parole che però non paiono spaventare il Cavaliere. Che serafico spiega che la Lega attacca perché "cerca voti" e che con Bossi si può ancora "recuperare un rapporto".

Se non altro perché "esiste un’amicizia personale".

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