Berlusconi a cena da Monti ma ora è tentato di mollarlo

Il Cavaliere contro la legge di stabilità: "È troppo recessiva, o la cambiano o non la votiamo". Poi l'avvertimento: "Le famiglie non sono in grado di sopportare altri pesanti sacrifici"

Berlusconi a cena da Monti ma ora è tentato di mollarlo

Come ai bei vecchi tempi. Con la linea Berlusconi da una parte e quella Letta dall'altra. Con il Cavaliere pronto a spingere verso lo strappo, tentato addirittura di staccare la spina, e l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio a mediare e predicare cautela. Così trascorre la giornata in quel di Arcore in vista della cena a Palazzo Chigi con Mario Monti. Un faccia a faccia che inizia alle nove di sera, presenti anche Gianni Letta ed Angelino Alfano, durante il quale si discute soprattutto della legge di stabilità.

Che non piaccia al Pdl non è certo un mistero, come il fatto che pure secondo l'ex premier andrebbe «completamente riscritta». D'altra parte l'ha detto chiaro e tondo domenica sera ad Arcore quando ha incontrato Mariastella Gelmini, Paolo Romani, Luigi Casero e Mario Mantovani. «O la cambiano profondamente oppure non la votiamo. Stavolta davvero non la votiamo», ripete più d'una volta ai presenti il Cavaliere. D'altra parte, anche la posizione di Renato Brunetta - che della legge di stabilità è relatore di maggioranza - è piuttosto dura e ieri in commissione l'ex ministro non ha mancato di dire ad alcuni colleghi che, fosse per lui, l'attuale testo «andrebbe stracciato». Questo, insomma, è il clima.

E il più duro di tutti è proprio Berlusconi. Perché - ripete ai suoi interlocutori - questa legge di stabilità «arriva dopo i tagli e le nuove tasse dell'ultimo anno» e di quelli precedenti e «le famiglie non sono in grado di sopportare altri sacrifici». In primo luogo il Cavaliere non è affatto convinto dall'aumento dell'Iva, peraltro anche sui generi di prima necessità, che «finirebbe per contrarre i consumi e graverebbe soprattutto sulle famiglie». Come pure non è d'accordo con la revoca retroattiva delle detrazioni, anche questa destinata ad avere un effetto depressivo. Invece secondo l'ex premier bisognerebbe concentrarsi su misure più strutturali e che abbiano come obiettivo politiche per la crescita. In primo luogo abbattere il debito pubblico riducendo il costo degli interessi pagati dallo Stato (e per questa via trovare le risorse per tagliare le tasse a famiglie e imprese) eppoi ridurre il cuneo fiscale.

Posizioni molto distanti, dunque. Anche se Letta si prodiga come sempre nel cercare di trovare un punto d'intesa visto che è chiaro che né il Quirinale né l'Europa vedrebbe di buon grado un'eventuale strappo del Pdl sulla legge di stabilità. Non è un caso che dall'Olanda Giorgio Napolitano abbia lanciato un messaggio piuttosto eloquente: la «disciplina fiscale è un imperativo» e «non si butta via così un anno di sacrifici» perché i mercati non capirebbero un'improvvisa sterzata nel campo della disciplina finanziaria e l'Ue potrebbe confermare «i soliti luoghi comuni» sull'Italia superficiale e spendacciona. Un messaggio non solo al Pdl ma pure al Pd, visto che anche da quelle parti di perplessità ne hanno molte.

Monti, dal canto suo, non avrebbe chiuso a «possibili miglioramenti», anche se sembra che il Professore non consideri tali le proposte che fino ad ora sono arrivate sul tavolo di Palazzo Chigi. Si vedrà oggi, quando in mattinata Alfano e Brunetta dovrebbero illustrare quelle del Pdl. Oltre all'aumento dell'Iva e alla revoca retroattiva delle detrazioni, è possibile che da via dell'Umiltà si chiedano interventi anche sul fronte scuola («non ci convince che la spending review nell'istruzione pubblica sia realizzata intervenendo sugli orari dei docenti», dice Mariastella Gelmini) e sicurezza («se approvati, i tagli iniqui previsti dal governo metterebbero a rischio la sicurezza stessa delle forze dell'ordine», dice Ignazio La Russa).

È del Pdl, invece, che Berlusconi continua ad occuparsi poco o nulla, tanto dal presentarsi a Roma a tarda sera giusto in tempo per l'appuntamento a Palazzo Chigi con Monti.

Secondo qualcuno non sarebbe un caso ma solo un escamotage per evitare di passare il pomeriggio asserragliato a Palazzo Grazioli con questo o quel dirigente a chiedergli dei destini del partito. Berlusconi, l'ha ripetuto in tutte le salse, ormai pensa ad altro.

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