Corre Renzi, e fa bene. Mai come in questo caso per lui vale il detto: chi si ferma è perduto. Ha accoltellato, usurpato, forse anche barato. Un vero mascalzone, toscanamente parlando, che se qualcuno delle sue vittime lo becca in un portone non so come finisce.
Finora gli hanno protetto le spalle amici potenti: Confindustria, la Repubblica, e forse anche qualche misteriosa manina al di là dell'oceano, come ai vecchi tempi quando l'America decideva al posto nostro. Ma mai fidarsi: tutta gente che al primo intoppo serio sparisce. Chiedere a Monti e a Letta (i padrini erano in parte diversi ma con nomi altrettanto altisonanti) per credere. In realtà un amico vero Renzi ce l'ha. Si chiama Silvio Berlusconi, al quale la malasorte aveva assegnato in dote il fratello venuto male di Renzi: Angiolino Alfano da Agrigento, un tontolone (tutto quello che tocca va a ramengo) che con la sinistra, a differenza del Matteo, si trova benissimo. È proprio casa sua. Tecnicamente parlando sarebbe un caso di «scambio in culla». Pazienza, è andata così.
Torniamo al duo più pazzo del mondo: Renzi-Berlusconi. Ma quanto rosicano i noti tromboni a vedere che il «pregiudicato Berlusconi» invece che al gabbio o ai giardinetti oggi sarà al Quirinale ricevuto con tutti gli onori che merita uno statista? «Benvenuto presidente, mi dice che cosa ne pensa di 'sta faccenda», dovrà dirgli Napolitano stringendogli la mano. E sono convinto che a quel punto Berlusconi, al netto delle frasi di circostanza e del fatto che sarà annunciato che Forza Italia starà all'opposizione, sarà ben felice di dare il suo via libera a Renzi affinché il giovane finisca il lavoro di pulizia da chi pensa di comandare senza avere i voti iniziato con Letta.
Si dice: neppure Renzi arriva a Palazzo Chigi su mandato elettorale. Vero perché ogni operazione sporca causa danni collaterali. Ma anche falso perché questa è solo una prova, una sorta di anteprima. A mio avviso solo uno sprovveduto può pensare che Renzi pensi di governare, o di riuscire a farlo, fino al 2018 ostaggio da una parte di Alfano e dall'altra di una fetta del suo partito che non vede l'ora di restituirgli pan per focaccia. Per operare sul campo gli serve altro, voti veri in Parlamento che nessuno dei suoi padrini può dargli.
L'amico Berlusconi i voti li ha eccome, e sono certo che in caso di necessità ne farà buon uso. Per arrivare al più presto ma senza errori o scorie pericolose alla conta elettorale. Che non sarà nel 2018 e sarà purificatrice per entrambi, comunque andrà a finire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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