Roma - Crisi di governo? Elezioni anticipate? Forse, chissà, perché no: «I vertici del centrosinistra - rivela Silvio Berlusconi - mi hanno detto di essere arrivati alla frutta. Tra i protagonisti si pensa all’autunno». Ma prima, avverte, c’è un problema più profondo e anche più urgente: «Di fronte a quello che succede, ho forti dubbi che nella realtà italiana il bipolarismo consenta al Paese di essere governato». Eppure, spiega, è un buon sistema. «A differenza del proporzionale, il cittadino che entra in cabina elettorale vota per un partito e sa con chi si alleerà, sa quale programma si impegna ad attuare e chi sarà il premier». Un sistema ottimo, «l’abbiamo introdotto noi».
Però adesso non funziona più. Si è rotto. Non garantisce la stabilità. «Basta vedere quello che accade a sinistra». Anche se, precisa più tardi, «il bipolarismo è comunque una vera conquista per la democrazia e tornare indietro sarebbe un errore». Se non va è per colpa dell’Unione, che non riesce ad accordarsi nemmeno sugli scalini: «Speriamo che ci sia un’intesa in linea con i conti perché andare in pensione a 58 anni con l’età media oltre gli 80 è un nonsenso economico». Sul referendum non si sbilancia: «Dobbiamo tenere una posizione di equilibrio nella coalizione».
Il Cavaliere sembra sparigliare ancora, prendendo in contropiede gli alleati. Il presidente di An, Gianfranco Fini, gli risponde a stretto giro. «Il presidente Berlusconi fa bene a preoccuparsi dei timori della Lega, ma mi auguro che si preoccupi ancor di più di evitare che nel prossimo dibattito parlamentare sulla legge elettorale la Cdl vada in ordine sparso perché ciò avrebbe conseguenze ancor più gravi di quel che forse Berlusconi stesso immagina». Sul tema, Pier Ferdinando Casini dice solo che «le mie idee al riguardo sono note a tutti». Ci pensa il segretario Udc Lorenzo Cesa a replicare a Fini affermando che il leader di An «ha fatto le sue scelte in perfetta solitudine e oggi chiede una tardiva condivisione. Come linearità non c’è male».
«In questi giorni - dice Berlusconi - stiamo discutendo della nuova legge elettorale. Noi abbiamo portato il bipolarismo in Italia ma nella situazione di oggi è un sistema che non permette all’Italia di essere governata». La colpa? È «delle ali estreme» che provocano «contraddizioni interne». La «difficoltà» è sotto gli occhi di tutti: «Vedete cosa sta succedendo con questa pseudo-maggioranza di sinistra, strutturalmente incapace di governare, con Ds e Margherita che sono sotto scacco, in balia completa della sinistra estrema che impone il suo fondamentalismo vetero-marxista in tutte le decisioni del governo».
Prodi in quanto Prodi, aggiunge, c’entra fino a un certo punto. «Di fronte ai diktat della sinistra estrema ha solo due possibilità: o li accetta o va a casa». E questo «varrebbe anche se al suo posto a Palazzo Chigi ci fossero Fassino, D’Alema, Veltroni o Amato». La crisi quindi è di sistema, anche se poi la maggioranza ci mette del suo. «Penso che non si voterà tra molto, perché pure i vertici di questa sinistra mi hanno confidato che sono arrivati alla frutta e qualcuno mi ha detto persino di peggio... La Bonino? non so fine a che punto terrà la posizione. Ha avuto un soprassalto d’orgoglio, temo di breve durata. Non cambia nulla, io continuo ad augurami che questo governo imploda su certi temi che qualcuno del centrosinistra riterrà inaccettabili».
Nel frattempo, prosegue, «la sinistra ha messo le mani su tutte le istituzioni. Ha la presidenza della Repubblica, della Camera, del Senato, ha la Corte Costituzionale con 11 voti contro 4, ha il Csm, ha tutti i sindacati e la maggioranza dei giudici». E «ancora oggi il leader dell’opposizione non sa a chi rivolgersi per il riconteggio delle schede». E tutto ciò perché «siamo in un Paese in cui non c’è democrazia», dove al potere c’è una «mentalità marxista» in cui non ci sono «pesi e contrappesi» per la guida delle istituzioni. «Il comunismo non è finito se ci sono due partiti comunisti al potere e dove anche chi dice di non essere più comunista usa le stesse tecniche del passato».
Per il resto, battute e gag. Indica Mara Carfagna, una delle organizzatrici della manifestazione: «Avete capito perché non ho cambiato partito? Accidenti, dopo averle fatto tutti questi complimenti mi arriverà qualche altra lettera». Come quella, con richiesta di pubbliche scuse, che Veronica Lario inviò a Repubblica, «ma stavolta ho trattato, al massimo riceverò una cartolina». E le foto di Oggi con le cinque ragazze in Sardegna? «Ho trovato mia moglie sulla porta di casa. Le ho detto; “Amore, erano cinque ma io ho fatto la corte solo a quattro”. Lei è andata in camera da letto a fare le valigie. “Torni da tua madre?”, le ho chiesto.
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