Trapani - Se passeggiando di prima mattina per le vie di Trapani Silvio Berlusconi si limita a parlare di «killeraggio politico», a sera il suo giudizio sul disegno di legge sul conflitto di interessi è ben più deciso. Terminato il comizio elettorale per le amministrative del 13 e 14 maggio, infatti, con i cronisti che lo intercettano nella ressa il Cavaliere è a dir poco categorico: «Vogliono farmi fuori, vogliono levarsi di mezzo un signore che ha oltre il 50 per cento dei consensi e che rappresenta più della metà degli italiani». Insomma, «questo è quasi un colpo di Stato».
Un concetto che, se pure in altri termini, l'ex premier lascia emergere già nel j'accuse mattutino. Nel quale dice a chiare lettere che il ddl in discussione alla Camera è «l'ulteriore dimostrazione della volontà di eliminare il più pericoloso dei concorrenti politici». «Cioè - aggiunge - il leader dell'opposizione, cioè me stesso». Anche se, spiega Berlusconi, «credo che se andranno fino in fondo si faranno molto male perché gli italiani si renderanno conto di come questa sinistra vuole agire per eliminare gli avversari politici». D'altra parte, un concetto che ripete anche al termine del comizio, «hanno tentato con la via giudiziaria e finora gli è andata male». Ora, dunque, «ci riprovano con questo provvedimento che impedisce a chiunque abbia un'impresa, e abbia perciò fatto bene nella vita, di dedicarsi alla politica e di dare il suo apporto al governo del Paese». Al termine del comizio all'auditorium dell'università di Trapani torna anche sul paragone tra Italia e Stati Uniti che, a suo avviso, «non regge». «Noi - dice il leader di Forza Italia - non siamo in America, siamo in Italia e le cose funzionano in modo diverso». E ancora: «Quello che loro mettono come soglia al di là della quale uno dovrebbe prendere tutti suoi averi e affidarsi a un signore che possa fare delle sue sostanze ciò che vuole è una cosa che non sta né in cielo né in terra». Anche per questo, dice ai suoi commensali durante il pranzo a porte chiuse con i vertici locali di Forza Italia, «potrà anche passare alla Camera ma non supererà le forche caudine del Senato» dove «ci sono dei galantuomini anche a sinistra».
Il resto della trasferta in terra di Sicilia il Cavaliere lo dedica alle amministrative, perché - spiega - «votare per un candidato della sinistra vuol dire votare a favore di Romano Prodi». Che, ribadisce ancora a pranzo, «è sempre più prigioniero dell'ala radicale». Concetto che riprende anche durante il comizio a favore di Mimmo Fazio, il sindaco di Trapani candidato per il secondo mandato. Da una parte, c'è «la sinistra smarrita» che «viene dal Pci-Pds-Ds» e che «è ormai diventata un comitato organizzatore del potere». Con loro, aggiunge, «probabilmente si potrebbe dialogare». Ma dall'altra parte «c'è la sinistra radicale che lascia il segno su tutti i provvedimenti» e che - è la sua convinzione - è sempre più forte. D'altronde, aggiunge, «con la fuoriuscita di autorevoli esponenti dei Ds la sinistra estrema si sta avviando a un cammino di unità» e ormai Ds e Margherita non possono che «cedere sempre ai suoi ricatti».
Eppoi - attacca il Cavaliere - «questo governo si è segnalato negativamente perché, preso da invidia nei nostri confronti, ha bloccato tutte le nostre riforme». Da quella della Moratti sulla scuola alla legge Biagi che ora «vogliono cambiare» fino al ponte sullo Stretto. «Come dimostra Margaret Thatcher - aggiunge a proposito della necessità di portare a termine le riforme avviate - uno statista ha sempre bisogno di un secondo mandato». Per tutte queste ragioni, secondo Berlusconi, bisogna «fare tesoro di quel che succede a livello nazionale per decidere come votare alle amministrative». Che, ci tiene a dire, magari non serviranno a far cadere Prodi ma «possono mandare un segnale forte al governo». Così, aggiunge ridendo, è bene che «le signore telefonino ai loro ex fidanzati» e si facciano «missionarie» convincendoli a votare per il centrodestra. Poi la butta lì: «Voi sapete che io sono un po' birichino, anzi dicono che lo sono...».
Il resto sono battute e grandi elogi per il senatore azzurro D'Alì, che fa gli onori di casa, e per il coordinatore regionale Alfano, «uno dei nostri giovani più bravi e brillanti». Con il caso Brambilla che resta sullo sfondo. Il Foglio scrive infatti che il Cavaliere sta pensando a lei come possibile candidato a Palazzo Chigi in un futuro prossimo e il telefonino di Bonaiuti è bersagliato di telefonate di deputati e senatori azzurri per tutta la giornata. Ma su questo il Cavaliere non si sbilancia («un tema non attuale, decideranno gli elettori»).
Si diletta, invece, in un gustoso siparietto durante la passeggiata nel centro storico di Trapani, quando in corso Garibaldi si sofferma a salutare chi si affaccia dal balcone della sede della Cgil. «Allora - dice con un sorriso - avete deciso se entrare oppure no nel Partito democratico?». «Ci stiamo riflettendo», rispondono dall'alto. «Be’ - chiosa il Cavaliere - è una saggia riflessione...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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