Disobbedienza civile

Berlusconi commosso dalla battaglia delle firme: i cittadini hanno capito

L'ex premier guarda con favore alla campagna del Giornale per la candidatura alle Europee e a quella di Forza Italia per la grazia

Berlusconi commosso dalla battaglia delle firme: i cittadini hanno capito

Berlusconi benedice in silenzio la «battaglia delle firme». Sia la campagna del Giornale, che lancia ai lettori l'appello di far sentire la propria voce per permettere al Cavaliere la candidatura alle prossime elezioni europee; sia quella di Daniela Santanchè che propone di piazzare banchetti e gazebo in tutt'Italia per raccogliere milioni di firme da spedire al capo dello Stato. L'obiettivo: portare al Quirinale un camion stracolmo di richieste di grazia. Berlusconi, che non è il regista delle due iniziative, le apprezza entrambe. In privato si dice soddisfatto e commosso del primo riscontro positivo della campagna del Giornale: soltanto nella giornata di ieri, che peraltro era domenica, sono arrivate in redazione quasi cinquemila adesioni. Il Cavaliere apprezza soprattutto che i cittadini abbiano capito che è una vittima del disegno politico di una parte della magistratura. Parla di «ondata di indignazione per quello che mi hanno fatto». E quindi, ai suoi, parla di «battaglia per lo Stato di diritto e per la democrazia ferita a morte dai giudici politicizzati».
L'ex premier osserva con favore anche il piano di Daniela Santanchè che intende far pressioni sul Colle affinché conceda la grazia. Un atto di clemenza motu proprio di Napolitano a cui, tuttavia, Berlusconi crede poco. In effetti in almeno due occasioni Napolitano aveva detto di non voler graziare il Cavaliere. La prima in novembre, quando disse chiaro e tondo che «non si sono create via via le condizioni per un eventuale intervento del capo dello Stato sulla base della Costituzione, delle leggi e dei precedenti, ma si sono ora manifestati giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni». Il riferimento è al fatto che Berlusconi ha «osato» protestare contro l'aggressione subita dalla magistratura. La seconda occasione è la dichiarazione del 13 agosto quando Napolitano dettò le sue condizioni per valutare un eventuale atto di clemenza: accettare la sentenza di condanna, fare ufficialmente mea culpa, iniziare a scontare la pena, rimanere in silenzio facendo soltanto il «padre nobile del Pdl», sostenere il governo Letta e chiedere ufficialmente la grazia con il capo coperto di cenere. Difficilmente il capo dello Stato potrebbe smuoversi di un solo millimetro da lì. Altrettanto difficilmente Berlusconi accetterebbe quanto richiesto dal Colle.
Tuttavia, in Forza Italia, l'idea della Santanchè fa proseliti. Gianfranco Rotondi va in scia: «Tutti i sostenitori in rete del governo ombra sono pregati di mobilitarsi per la raccolta di firme promossa dal ministro della Difesa Daniela Santanchè per la richiesta di grazia a Berlusconi. Al di là del merito giuridico è necessaria una mobilitazione di base che evidenzi lo scandalo di un Paese democratico in cui col pretesto della pena si chiude la bocca a chi rappresenta l'opposizione». Mentre Maurizio Gasparri avverte: «Poniamo una questione di democrazia e di libertà. Ci batteremo per questo», Anna Maria Bernini la butta lì: «Siamo certi che Napolitano vorrà porsi il problema della rappresentatività di una componente così vasta del popolo italiano».
Così, il Cavaliere attende con crescente tensione lo sviluppo degli eventi. Il conto alla rovescia è iniziato: il 10 aprile per lui scatteranno o gli arresti domiciliari o i servizi sociali in prova. Entrambe le soluzioni, per l'ex premier, sono «assurde» perché «non ho mai fatto quello per cui sono stato condannato; come assurdo è il modo in cui sono arrivati a condannarmi». Né Berlusconi né gli uomini a lui vicini fanno previsioni sulla prossima decisione dei magistrati. Ma un anonimo parlamentare azzurro ragiona così: «Se saranno arresti sarà un boomerang perché il nostro leader sarà martirizzato ancor di più. Ma soltanto con gli arresti lo ridurranno al silenzio. Sarà bavaglio totale. Quello che non hanno ancora capito è che noi non smetteremo mai di far sentire la nostra voce.

La sua voce».

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