Berlusconi frena l'ala dura: "Adesso abbassiamo i toni"

L'ex premier sceglie la linea della prudenza per evitare di mettere all'angolo la Cassazione. E accoglie il messaggio di Letta: il Pd non può reggere l'Aventino

Berlusconi frena l'ala dura: "Adesso abbassiamo i toni"

«Aiutatemi a tenere bassi i toni». A ora di cena, il pendolo del Cavaliere è decisamente assestato sulla linea delle colombe, quella su cui hanno battuto tutto il giorno non solo Gianni Letta ma pure gli avvocati Ghedini e Coppi. Il segnale lo abbiamo dato con l'Aventino, adesso – è il senso dei ragionamenti che si fanno durante tutta la giornata a Palazzo Grazioli – dobbiamo stare attenti a non mettere la Cassazione in un angolo. Ragionamenti dettati da una serie di valutazioni tecniche, che riguardano non solo la composizione del collegio giudicante (considerato non ostile per la storia professionale dei cinque magistrati che lo compongono) ma pure il fatto che gli spiragli per un eventuale rinvio a settembre non sono del tutto chiusi. Così, ai pochi che hanno occasione di sentirlo durante la giornata Berlusconi chiede di non alzare ulteriormente la tensione.
Questo, almeno, è lo stato d'animo del Cavaliere nel corso di una giornata davvero surreale. Mentre a Palazzo Grazioli si ragionava su tempi e date delle memorie da presentare alla Suprema Corte, alla Camera e al Senato andava infatti in scena una sorta di seduta di autocoscienza del Pdl. Deputati e senatori si confrontano sul da farsi e ipotizzano iniziative per rispondere alla Cassazione con tanto di ripetute discussioni: quella tra la Santanché e Cicchitto, quella tra la Prestigiacomo e i ministeriali contro cui punta il dito («incredibile che oggi qui non ci sia nessuno di loro») ma soprattutto quella tra Brunetta e Fitto. Decisamente d'alto livello se il secondo, che non gradisce di essere interrotto, manda di fatto a quel paese il capogruppo. Motivo del contendere l'Aventino a cui Fitto si era opposto fin dall'inizio e che secondo l'ex ministro è stato poi derubricato a una protesta macchiettistica di poche ore: «Ero contrario, ma nel momento in cui si decide di farlo almeno lo si faccia bene». Invece già oggi il Pdl tornerà regolarmente in aula.
Il problema è solo in parte il Pd, visto che pare Enrico Letta abbia mandato a dire chiaro e tondo al Cavaliere di non essere in grado di sostenere una simile situazione (piena solidarietà – è stato il messaggio - ma con l'Aventino noi non teniamo). Al netto delle grane interne dei Democratici, infatti, il punto è che dopo una giornata di riunioni e controriunioni il Cavaliere ha deciso di abbassare i toni. Se ne faranno una ragione i tanti che nelle riunioni dei gruppi hanno snocciolato varie ipotesi di protesta, dalle dimissioni in massa alle maratone oratorie davanti alla Camera.
Per ora la linea è quella della prudenza. Tanto che l'accesa riunione dei deputati si conclude con Brunetta che tira le somme: firmeremo i cinque referendum radicali sulla giustizia.

Che rispetto all'Aventino o alle altre ipotesi in campo è poco più di un placebo. «Niente strappi», ripete in privato Berlusconi ai suoi. Almeno fino a ora di cena. E difficilmente il vertice di ieri sera a Palazzo Grazioli con i big del Pdl cambierà di molto le cose.

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