Berlusconi guarda avanti: «Riunirò il centrodestra»

Berlusconi guarda avanti: «Riunirò il centrodestra»

M ors tua vita mea, ma solo fino alle Europee. Perché Silvio Berlusconi già guarda oltre. E se si parla di possibili elezioni politiche, magari già l'anno prossimo, non nasconde il progetto di riunire il fronte dei moderati. A partire da Angelino Alfano.
D'altra parte, l'impetuosa avanzata del M5S di Beppe Grillo avrà come diretta conseguenza quella di relegare il centrodestra a terzo polo. E dunque - questa la riflessione consegnata nelle ultime settimane dal leader di Forza Italia a più di un interlocutore - sarebbe «scellerato» non pensare di riunire i partiti del centrodestra quando si tornerà alle urne per le elezioni Politiche. Non solo il Ncd dell'ex delfino («Il nostro obiettivo è costruire un centrodestra unito e vincente», gli ha fatto eco il ministro dell'Interno), ma pure quei Fratelli d'Italia guidati da Giorgia Meloni con cui i rapporti sono sempre rimasti più che cordiali.
Così, è nelle cose che - intervistato da RaiNews24 - l'ex Cavaliere risponda a domanda esplicita senza troppi giri di parole: «Una ricomposizione con Alfano? Credo non ci sia altra possibilità». Un ragionamento che Berlusconi argomenta così: i moderati sono «maggioranza» nel paese e «sarà inevitabile» che si presentino insieme alle prossime elezioni. Peraltro, secondo la media degli istituti che in questi giorni sfornano sondaggi, «sommati insieme fra loro i moderati sono ancora la maggioranza» e «prevalgono di due punti sulla coalizione di sinistra». È per questa ragione, insomma, che «saranno costretti a stare insieme alle prossime elezioni nazionali, perché «se si dividono perdono». Come con ogni probabilità già dimostreranno le Europee del 25 maggio, visto che - almeno stando ai sondaggi - è piuttosto scontato che Pd e M5S saranno i primi due partiti. Con Forza Italia relegata al terzo posto e Ncd e FdI a fare la corsa per arrivare al 4%, soglia di sbarramento per poter entrare al Parlamento europeo.
Ai microfoni di Radio24, invece, Berlusconi torna sul «caso Geithner» e chiede che si faccia piena luce. Che nel 2011 ci sia stato un complotto internazionale ordito per mandare a casa il governo, ribadisce, «l'ho sempre avuto chiaro» e «denuncio questi fatti da allora». Per questo «adesso voglio andare fino in fondo». E insiste: «Tutto questo sarà oggetto di un'indagine che spero il Parlamento intenda fare con una commissione di inchiesta». Al di là della campagna elettorale in corso e del legittimo interesse a enfatizzare o meno la vicenda - aggiunge - non si comprende come una forza politica anche ostile a Berlusconi possa ritenere «normale» o «accettabile» che un governo in carica sia stato «disarcionato da un complotto ordito nelle segrete stanze dell'Unione europea».
Un passaggio, seppure piuttosto cauto, sulle vicende giudiziarie di questi giorni. «Le inchieste? Speriamo - risponde il leader di Forza Italia - che la situazione evolva verso una chiarezza. E non è solo una cosa che deve andare nella direzione dei partiti ma anche in quella della magistratura». E, aggiunge sibillino, «non posso aggiungere altro...». Chiaro riferimento ai paletti imposti dal tribunale di Sorveglianza che gli impongono una certa prudenza quando parla di magistrati e sentenze. Anche se, interpellato sul processo Ruby, l'ex Cavaliere ribadisce di considerarla una sentenza che aveva il solo obiettivo di indebolire l'Italia.


Poche parole, invece, su Marcello Dell'Utri e sul via libera alla sua estradizione dal Libano: «È una cosa che non riesco a commentare. Dico solo che sono smentiti tutti coloro che pensavano che andasse lì per evadere e fare il latitante, perché essendo persona intelligente mai avrebbe scelto un Paese che lo avrebbe estradato».

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