C'è lo stupore per la volatilità politica del Pd e per la ferma volontà di Via del Nazareno di inoltrarsi in una trattativa senza sbocchi. Ma anche la piena fiducia nell'opera di mediazione politica di Giorgio Napolitano. E un retropensiero: l'impressione sempre più forte che le quotazioni del centrodestra stiano risalendo e la strategia della chiarezza sia destinata a pagare in termini di consenso.
Non si tratta di mostrare i muscoli, ma far capire che il Pdl non cede ai ricatti. La manifestazione del 23 marzo, come sottolinea Paolo Bonaiuti, «non sarà contro la magistratura, ma sarà un'iniziativa politica globale rivolta al Paese in questo momento di grave crisi in cui rientrerà anche il tema della malagiustizia». Così come servirà a ricordare, come fa Fabrizio Cicchitto «che alla luce del risultato, non è possibile analizzare soluzioni di governo che non tengano conto del Pdl e del suo consenso».
Silvio Berlusconi intanto continua a monitorare una situazione che resta ingarbugliata, bloccata, priva di vie d'uscita facilmente percorribili. Di certo tra Pd e Pdl, dopo il contatto di qualche giorno fa tra Gianni Letta e Massimo D'Alema, non ci sono state altre consultazioni. Ma sullo stallo - quel pareggio su cui ancora si appuntano parecchi rimpianti - il presidente di Via dell'Umiltà ha le idee chiare. «Si stanno chiudendo in una trappola con le loro stesse mani» spiega a chi ha occasione di parlare con lui. «Sono su un crinale delicatissimo e devono trovare il coraggio di sfatare i loro tabù. Non hanno capito che se regalano sei mesi a Grillo quello se li mangia». L'unica risposta di fronte a questa crisi non è mettere in piedi un governicchio ma trovare un format che possa durare, «un governo serio» che duri due o tre anni. Anche perché difficilmente un parlamento di nominati potrebbe accettare di cambiare il Porcellum, magari a favore delle preferenze, avendo come unica prospettiva quella del ritorno alle urne. Nella mente di Berlusconi Grillo va sfidato sul suo terreno. Quindi dimezzamento dei parlamentari, abolizione delle Province, taglio delle indennità, modifica della legge elettorale. Misure che riqualificherebbero i partiti tradizionali e potrebbero dargli la forza per fare le riforme che davvero servono al Paese, a partire dal cuneo fiscale. Naturalmente il segretario del Pd dovrebbe abbandonare le attuali posizione di retroguardia, perché come dice Anna Maria Bernini «le esigenze di governabilità del Paese vengono prima dei sogni di gloria di Bersani».
Se invece prevalesse l'impasse, l'imperativo dettato da Berlusconi sarebbe quello di staccare subito la spina. Anche perché la sensazione diffusa nel Pdl è che l'inatteso pareggio abbia riacceso gli animi del popolo di centrodestra e che il Pdl non sia più in campo per limitare i danni ma possa davvero vincere. Il ragionamento è semplice: «Grillo ruberebbe altri voti al Pd. Noi potremmo recuperare almeno la metà dei consensi di Monti». Un combinato disposto che potrebbe significare il ritorno del centrodestra al governo. Nel frattempo Berlusconi oggi pomeriggio parteciperà ai festeggiamenti per le Regionali organizzati della Lega in corso Como a Milano.
Sulla manifestazione del 23 Berlusconi conserva un rimpianto: «Andava fatta quando venni condannato per la prima volta. Ormai non si tratta più di andare dietro alle inchieste. L'obiettivo è chiaro: vogliono condannare e distruggere vent'anni di storia politica, vogliono processare la nostra storia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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