Berlusconi resta alla finestra. E in settimana rivedrà Matteo

Il Cav ai suoi: la staffetta del Pd al governo? Non è un mio problema. Riforme e legge elettorale, si va verso un nuovo incontro con il rottamatore

Berlusconi resta alla finestra. E in settimana rivedrà Matteo

«Chiaro che a Letta preferisco Renzi! È con lui che ho sottoscritto il patto per le riforme e non ci vedo nulla di strano nell'auspicare che il segretario del Pd abbia, politicamente s'intende, la vita più lunga possibile... Detto questo, la presunta staffetta Letta-Renzi non mi riguarda. È un problema loro, si mettano d'accordo. Lo risolvano al più presto e noi ci regoleremo di conseguenza: a seconda delle decisioni che prenderà il Pd e nell'interesse della stabilità e del Paese». Non si pronuncia Silvio Berlusconi. Almeno pubblicamente. Non dice una parola né contro Letta né a favore di Renzi. Ma è chiaro che il leader di Forza Italia vedrebbe con favore un eventuale avvicendamento a Palazzo Chigi. Con Renzi, infatti, il feeling è particolarmente stretto. Soprattutto sul fronte riforme, visto che i due hanno deciso di tirare dritto: non solo riscrivere la tanto vituperata legge elettorale ma pure ridisegnare il Senato. Un passaggio epocale, qualcosa che se davvero andasse in porto sarebbe una vittoria storica per tutti. Per Renzi, che potrebbe legittimamente sostenere di aver portato a casa una rivoluzione dopo solo qualche mese che si è seduto sulla poltrona di segretario del Pd. Ma pure per Berlusconi che finalmente potrebbe mettere da parte polemiche, gossip e indiscrezioni degli ultimi anni e proporsi come colui che – pur venti anni dopo la sua discesa in campo del 1994 – ha avuto un ruolo determinante nel ridisegnare l'assetto istituzionale del Paese.

Ed è questo a cui pensa il Cavaliere. L'ex premier lo ripete nella maggior parte delle sue conversazioni private. Arrivato a questo punto – è il senso dei suoi ragionamenti – quel che conta è riuscire a «passare dalla Seconda alla Terza Repubblica». Cambiare l'assetto istituzionale del Paese, dunque. Riscrivere la Costituzione in modo che ci sia una legge elettorale «decente» e far sì che finalmente si riesca a mettere fine al bicameralismo perfetto. Con tutti i limiti del nostro sistema istituzionale, infatti, già solo «chiudere» Palazzo Madama sarebbe un successo senza pari. «Sarei davvero riuscito – è la riflessione che Berlusconi ha affidato alle sue conversazioni private del fine settimana – a segnare il passo, a cambiare la storia di questo Paese». In effetti, se davvero il patto Renzi-Berlusconi andasse in porto non sarebbe certo un dettaglio. I due, d'altra parte, pare che si debbano incontrare nelle prossime ore. Comunque in settimana. Un feeling molto stretto, dunque. D'altra parte, sia il sindaco di Firenze che il leader di Forza Italia ne avrebbero da guadagnare da un eventuale accordo. Non è un caso che la trattativa tra i due vada avanti incessante da settimane e sembri destinata ad andare in porto. Resta sullo sfondo, invece, il braccio di ferro sull'organigramma del partito. La nomina dell'Ufficio di presidenza – infatti – è ancora congelata.

A differenza dei Comitati ristretti di Forza Italia cui il Cavaliere ha dato il via, aprendo spazi per i cosiddetti «volti nuovi». La sensazione, insomma, continua ad essere quella di una decisa vittoria di Giovanni Toti sulla fronda dei big azzurri che da settimane fanno le barricate alla rivoluzione su cui spinge il leader di Forza Italia.

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